Il Terzo Mondo e il n1odello europeo come l'opp 1 ortunità per restaurare il potere del Ma~hzen o del senusso; è ancora nettamente distinto dalla borghesra indigena che la colonizzazione ha, in alcune regioni, prodotto, e che si considera come l'erede naturale della potenza colo·niale; ritiene che la rivoluzione per l'indipendenza non abbia alcun valo.re in se stessa, se non come preludio di un generale rivoluzio 1 namento delle strutture sociali; ha insomma una posizio,ne politica formalmente avanzata: pure gli sfugge come essa sia contradditto 1 ria co·n il vagheggiato ritorno alle origini, con il rifiuto totale di tutto ciò che sia europeo·, comprese « le armi materiali e morali della modernità »; gli sfugge, cioè, come sia assurdo sperare di poter trasformare la realtà sociale senza intervenire ai fini di una radicale, e rivoluzionaria, trasformazione delle strutture mentali. A questo propo,sito, è opportuno ricordare che quel profondo conoscitore del Terzo Mo-ndo cl1e è René Dumo·nt rileva come, ancora nel 1958, undici anni cioè dopo l'indipendenza, la grande maggioranza degli Indiani continui ad addossare agli Inglesi la principale, se no,n l'integrale responsabilità delle proprie presenti difficoltà; e come tale atteggiamento sia in realtà dettato da una ipocrisia destinata a mascherare il forsennato sfruttamento dei contadini da parte di proprietariusurai. La messa in accusa della p·otenza ex-coloniale, o dell'Europa in generale, di cui Fanon si diletta, si rivela dunque una como·da valvola attraverso la quale, proprio quelle borghesie nazionali che Fanon tanto odia, deviano e scaricano la pressione· potenzialmente rivoluzionaria delle classi più umili e sfruttate. Giustamente rilevano Baumier e Laco·uture come sia proprio un uomo politico a cui si è potuto· per lungo tempo ·rimproverare una certa timidezza in materia di riforme· economiche e sociali, come sia proprio Bourguiba - uno tra i leaders dei paesi nuovi che ·viene generalmente ritenuto un mo·derato - l'uomo di governo del Terzo) Mondo che si è mostrato· il più immune dalle malattie infantili dell'indipendenza, capace di· sfuggire alle mitizzazioni, capace di far proprio il meglio del retaggio coloniale; l'uomo di governo, cioè, che ha saputo dare allo stato tunisino 1.1nastruttura ispirata pìù alla tradizio,ne illuministica che a quella islamica. Bourguiba dichiara di voler liberare l'intelligenza perché essa si possa consacrare in tutta sincerità e in tu(to disinteresse al servizio della nazione; e afferma pure esplicitamente di voler perciò intraprendere la grande rivoluzione contro le superstizioni e le routines, ingombrante retaggio del passato. A Bourguiba si possono affiancare Senghor e il suo team, in modo da delineare quella che si potrebbe definire come « la scuola tunis.osenegalese ». Non ci troviamo di fronte a dei giacobini astratti e pre122 Bibliotecaginobianc~
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