Nord e Sud - anno X - n. 38 - febbraio 1963

Il Terzo Mondo e il n1odello europeo perso·nalità originale che il negro, l'arabo o l'indi~no, possa ritrovare propria ed assumere, una volta smessa quella deformata e innaturale che il colonialismo gli ha imposto; di una faccia nera che riappaia, fresca e immutata pur dopo tanto patire, una volta strappata la odiosa maschera bianca. Ecco l'esacerbazione della credenza religiosa tradizionale, la puntigliosa ricerca di costumi e tradizioni proprie, l'affannoso pellegrinaggio alle origini. Contro un nemico che, installato sulla propria terra, costruiva un mondo nuovo, contro un nemico armato « delle armi materiali e ) morali della modernità» - armi clìe sono, a giudizio 1 di Berque, studioso autorevolissimo di storia sociale dei paesi musulmani (Le Maghreb entre deux guerres, Parigi, Seuil, 1962), l'analisi che va al fondo della cosa e la sintesi che sfigura le credenze acquisite per tradizione acritica - l'Islam, fino a qua11do non ha potuto disporre esso stesso di tali armi, non poteva reagire che con la sua forza di sempre: l'autorità del maschio, l'orgoglio patriarcale, la fede. Così, il giorno in cui un complesso gioco di equilibri politici mondiali porta il colonizzatore ad abbandonare le sue posizioni e a dargli partita vinta, il colonizzato si trova sospeso tra le responsabilità della nuova dignità co•nquistata e l'ingenua speranza di un ritorno alle o·rigini che egli stesso ha giorno per giorno coltivato quando più dura era la lotta. Le malattie infantili dell'indipendenza sono, dunque, « da un lato la confusione tra il risveglio della coscienza nazionale e il risorgere del sentimento religioso; dall'altra il tentativo di annientare, di rifiutare totalmente l'episodio colo•niale, face11do un radioso bilancio della condizione culturale e dell'organizzazione statale preesistente al co,lonizzatore ». Ma come si può, salvando la propria onestà intellettuale, accettare questo ~chema, proprio nel momento in cui la rivoluzione raggiunge, e vi si spande con illuminante rapidità e definitività, l'unica parte del inondo in cui il dominio europeo no11 è mai penetrato, l'unica parte del mondo in cui l'antichissima società, che tanti colonizzati sembrano rimpiangere, si era mantenuta intatta e inalterata? Come si può accet~ tare uno sche·ma siffatto il giorno in cui, insomma, si rivolta perfino il popolo dell' « Arabia felice »? È certo singolare che proprio quel colonnello Sallal (che sembra, a prima vista, direttamente ispirarsi al modello nasseriano, al modello cioè di uno dei più intransigenti - almeno verbalmente - esponenti dell'anticolonialismo « integrale») rimproveri all'Imam di aver escluso, per salvaguardare il proprio potere, lo Yemen dal flusso della storia, 120 Bibliotecaginobianc9

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