Giovanni Coda - Antonio Vitiello d'Italia, che tali accostamenti sono a nostro parere. impossibili, poiché i due fenomeni sono del tutto differenti. Lo studio di Pepelasis e Yotopoulos cerca di misurare l'eccesso di lavoro che potrebbe essere trasferito dall'agricoltura ad altre attività. Pur con le dovute cautele gli autori arrivano alla conclusione che tale eccesso di lavoro non esiste, a me110 di non cambiare sostanzialmente le tecniche produttive dell'agric9ltura greca. Poiché questo cambiamento ci pare un fattore insostituibile del processo di sviluppo economico, restiamo del parere che ancora esistano in Grecia larghe po·ssibilità di trasferimento di mano d'opera dall'agricoltura ad altri settori. Nel caso dell'Italia, invece, il problema affacciato recentemente riguarda l'emigrazione non solamente dall'agricoltura ad altre settori, ma dal Sud al Nord, ed il periodo che una politica di tempo lungo permetta nel frattempo un eccessivo trasferimento di popolazione, divenendo quest'ultima un fattore limitativo del futuro pieno sviluppo economico delle zone dalle quali si emigra. La differenza fra i due problemi ci pare evidente. GIOVANNI CODA La concezione funzionalista della cultura Nel corrente linguaggio delle discipline storico-sociali il termine « cultura» designa sovente le manifestazio·ni di vita di una certa società o gruppo umano, che non siano politico-economiche. Tale distinzione corrisponde ad una concezione della cultura intesa o come oggetto privilegiato fornito di una propria autonomia ontologica e di proprie regole di sviluppo, o come sovrastruttura ideologicamente qualificata, riflesso delle strutture economicosociali. Ambedue sono concezioni speculative ed aprioristiche ed intendono lo svolgimento della cultura come unitario e rettilineo progresso. Un altro vizio di fondo, comune alle due concezioni, sta nel parlare di cultura al singolare, cioè della· cultura europeo-occidentale come cultura del genere umano tout court: cosa legittima a. livello di narcisismo di gruppo, ma assolutamente estranea ad ogni seria metodologia, consona, semmai, a quel « cannibalismo» delle culture stigmatizzato da Levy- Strauss. Dette teorie della cultura sanno di filosofia della storia e di ingenuo evoluzionismo e non per niente il nuovo concetto di cultura, elaborato dalle ; discipline sociologiche ed antropologiche, mette in crisi saldi presupposti della concezione, romantica, della storia e, positivistica, della società. Sulla base di un enorme materiale documentario, le discipline che studiano ir1 modo positivo· il mondo dell'uomo hanno costruito un concetto di cultura che comprende ad eguale titolo la religione e l'economia, le arti e rorganizzazione politica, la filosofia e la tecnologia, senza presumere prima dell'indagine le une indeterminate o le altre determinanti; ma lasciando 104 Bibliotecaginobianco
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