Nord e Sud - anno X - n. 38 - febbraio 1963

Recensioni i lavori p1 ubblici stagionali sono indicati come utile strumento. Inoltre,.· 10 sviluppo della zootecnica potrebbe ridurre, secondo gli autori, la stagionalità della occupazione. La seconda parte dello studio riguarda propriamente la ricerca quanti ta ti va effettuata. Essa descrive dettagliatamente i. metodi usati ed· il procedimento seguito per arrivare ai risultati che venivano già discussi nella prima parte. Qui basterà citare alcuni dei risultati più significativi. L'eccesso di lavoro medio annuale è variato nell'agricoltura greca da un n1inimo del 6,5% (1957) ad un massimo del 16,2% (1953). Se, però, andiamo a considerare l'eccesso di lavoro stagionale, ben più significativo come abbiamo spiegato, esso è massimo in ogni anno nell'inverno, cojn un minin10 del 24,2% nel 1957 ed un massimo del 31,5% nel 1953. Gli stessi anni, come si vede, che risultavano per la media annuale. Nella primavera, invece, l'eccesso di lavoro è minimo, se non si trasfo,rma addirittura in deficit. I dati, infatti, mostrano un massiino del 3,5% nel 1953 ed un minimo di meno· del 7,8% nel 1957. Non deve stupire, avvertono gli autori, questo deficit di lavoro, per altro riscontrantosi in quasi tutti gli anni e spesso in altre stagioni dell'anno (autunno),· poiché esso è certamente stato scoperto da un aumento dell'offerta di lavoro, sia per mezzo di un allungame11to della giornata lavorativa, sia con compensazio-ni di lavoratori di altre zone (i periodi di punta stagionale non coincidono nelle diverse zo1 ne). La terza parte dello studio cerca di approfondire pro·prio le differenze regionali riguardo alla sottoccupazione e disoccupazione. Infatti le differenze stagionali nella occupazione variano, come è intuitivo, a seconda delle differenti culture, e, in ultima analisi, per la localizzazione delle culture, da regione a regione. \ Non potendo· eseguire uno studio compjleto di qt1este · differenze stagionali per mancanza di dati e di tempo, ma d'altra parte consci, come ripetono spesso, delle varie componenti regionali, gli autori hanno ripetuto lo studio per solo quattro regioni della Grecia· e per un so1 lo anno {1959). I risultati, anche se incompleti, confermano l'esistenza di forti differenze regionali. Contro una media annuale di lavoro inutilizzato dell'8,4% per la Grecia, andiamo dal 4,7% del Peloponneso, regione con culture molto diversificate, al 21,1% della regione di Larissa, con poca differenziazione e alta dipendenza sui cereali.- I dati stagionali anche mostrano grandi differenze, da un'eccedenza di lavoro costante per la regione di Larissa, alla presenza di eccedenze e di deficit stagionali nelle altre tre regioni. Prima di chiudere questa recensione vorremmo ripetere che lo studio ha evidenti pregi di chiarezza e che la limitazione costituita dai dati sui quali· gli autori lavorano non fa che conf~rmare la necessità e la bene-• merenza dei tentativi volti ad approfondire le conoscenze in questo campo. Vorremmo, però, avvertire quel lettore che, leggendo nell'introduzione del libro i brevi riferimenti ai risultati dell'indagine, credesse di poter fare degli accostamenti fra la comparsa di scarsezza di lavorq nell'agricoltura greca e le previsioni di natura analoga recentemente fatte per il Mezzogior·no 103 Bibliotecaginobianco

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