' Recensioni . 30% potrà essere trasferito ad altre attività, poiché l'utilizzazione del lavoro varia con le stagioni ed è molto più spinta nei periodi di punta. È quindi importante operare il confronto fra lavoro disponibile e necessario su base mensile per determinare il lavoro in eccesso durante le v•arie stagioni dell'anno. Dai dati ottenuti deriverà che il lavoro in eccesso propriamente detto, cioè quello trasferibile senza conseguenze sulla produzione, · sarà costituito da quella parte di lavoro· che non viene utilizzata nemmeno nei periodi di punta dei lavori agricoli. La parte non utilizzata durante .gli altri mesi costituirà invece la disoccupazione stagionale. In. ultimo bisogna rico,noscere che poiché la utilizzazione del lavoro non varia solo durante l'anno, ma anche da regione a regiorie, lo studio per essere completo dovrebbe disaggregare il dato per "la intera nazione 11elle sue componenti regionali. Questa in poche parole la definizione del problema, contenuta nella prima parte dello studio, parte che è di gran lunga la più importante poiché contiene la discussione dei risultati ottenuti ed i suggerimenti di politica economica che gli autori derivano da essi. La maggior sorpresa dello ·studio viene dai risultati riguardo alla percentuale di lavoro in eccesso, come definito. La presenza di una forte disoccupazione stagionale era infatti scontata, ed i risultati dello studio non fanno che confermarla. Per quanto riguarda invece il lavoro in eccesso ~ trasferibile, numerose precedenti stime operate da altri studiosi, e che vengono citate da Pepelasis e Yotopoulos, indicavano che dal 25% al 45% del lavoro agricolo in Grecia avrebbe potuto essere trasferito senza ridurre la produzione. Lo studio dei nostri autori mostra invece che il lavoro in eccesso è quasi non esistente, con una tendenza alla riduzione nel tempo nei rari casi in cui rimane una certa capacità inutilizzata; questa riduzione esserido il- risultato dell'esodo e della emigrazione rurale che anche ~n Grecia si presentano come fenomeni di grande importanza. Una così sorprendente differenza rispetto agli studi precedenti è però spiegata dagli autori stessi. In primo luogo le stime precedenti si limitavano a misure medie annuali, poco significative, quindi, come abbiamo indicato-, e comunque non confrontabili con i risultati dei nostri auto,ri. 'Inoltre, le stime della popolazione agricola mostrano da studio a studio delle forti differenze, che si riflettono naturalmente sulle sti1ne del lavoro in eècesso. Spiegate, quindi, le differenze con le stime ottenute da altri studiosi, ed avendo indicato perché i risultati del loro studio- sembrano dover essere considerati più attendibili, gli autori passano alle conseguenze ed ai suggerimenti che scaturiscono da essi. Prima di parlare di questi, vorremmo, però, manifestare una nostra perplessità. . Assumendo come date le tecniche della pr~duzione agricola quali esse sono al momento attuale, ci pare che i risultati dello studio perdano molto_ del loro valore pratico. :I:!: evidente, a nostro parere, che qualsiasi processo di sviluppo economico implica fra le altre cose un ammodernamento delle tecniche produttive. Il calcolo dell'eccesso di lavoro dovrebbe quindi essere 101 Bibliotecaginobianco
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