Nord e Sud - anno X - n. 37 - gennaio 1963

I Argomenti buzione ad un pubblico ufficio del collocamento della manodopera. Tale istituto è ormai da diversi anni radicato nella legislazione italiana inerente alla materia ed è perfettamente rispondente vuoi ai dettami della dottrina economica e sociale che alle numerose e reiterate raccoma11dazioni stilate in sede internazionale dall'OIL e dal BIT. La soluzione ideale da darsi al collocamento non v'è dubbio che sarebbe quella. di affidare il collocamento della manodopera a.Ile organizzazioni sindacali dei lavoratori, come avviene sia negli Stati Uniti d'America che nella U11ione delle Repubbliche Socialiste Sovieticl1e, e si sono appunto citati i due opposti poli di una concezione politica ed economica del mercato del lavoro 11ettamente antitetica 1 • A prescindere dagli aspetti politici di cui si intesse il collocamento, è indubbio che una sua piena funzionalità tecnica sarebbe raggiunta solo quando fossero i sindacati a predisporre, catalogare, avviare la 1nanodopera necessaria per i processi produttivi. Ma un simile discorso - anche se tecnicamente ineccepibile, e storicamente più volte verificatosi anche in Italia, sia pure in altre epoche (uffici di collocamento sindacali dei vetrai, dei tipografi, . dei panettieri, uffici sindacali fascisti, ecc.) - ci porterebbe lontano dalla realtà odierna che presenta invece l'impossibilità pratica di attribuire il collocamento ad una differenziata pluralità di associazioni sindacali, ideologicame11te raggrL1ppate sotto diverse bandiere politiche contrastanti fra loro. Non v'è dunque che da ribadire la « pubblicità » della funzione del collocamento, salvaguardando così i principi di una equa, imparziale \ed ordinata distribuzione della disponibilità di lavoro, evitando i contrasti fra situazioni di privilegio e di assoluto bisogno, meglio organizzando sul pia110 nazionale il mercato del lavoro, con una visione superiore degli interessi delle parti in causa. Ferma pertanto restando la pubblicità e la gratuità del servizio del collocamento, da cui ne discende, come logico corollario, la sua attribuzione ad uffici della Pubblica Amministrazione (nella fattispecie 1 Si legge in Danilo Dolci, Conversazioni, Torino, Einaudi 1962, a pag. 200: « C'è un ufficio di collocamento? » « No, non c'è ufficio di collocamento. (risponde a Dolci il presidente del soviet cittadino di Gori). Ogni stabilimento, ogni azienda ha un reparto quadri dove va la gente che vuol essere collocata. Se uno vuole andare d_a una fabbrica all'altra fa domanda e dopo quindici giorni la direzione deve lasciarlo andare. Non ci sono uffici di collocamento nemmeno nelle grandi città: ci sono solo uffici per organizzare il trasferimento dei volontari che vanno nelle zone orientali. Se uno vuole andare a lavorare da una città all'altra c'è anche da considerare il problema degli alloggi. Per Mosca ci sono notevoli limitazioni perché lì c'è troppa gente ». Fin qui Dolci. Il nome dell'ufficio cambia ma la funzione del collocamento sembra che rimanga la stessa. , 97 Bibl.iotecaginobianco •

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