Umberto Cassinis trasformazione della nostra società, che va passando da uno stadio prevalentemente rurale ad una- fase di equili_brio fra i tre settori produttivi, con il logico decremento della popolazione dedita all'agricoltura a favore dell'incremento di quella dedita all'industria e ai servizi. Il problema si presenta forse più evidente al Sud che al Centro-Nor~, poiché nelle regioni meridionali è possibile esaminare l'evolversi di certi fattori produttivi in un ambiente che finora ·era caratterizzato, da una parte, da centri urbani scarsamente industrializzati, e incapaci quindi di provvedere al fabbisogno di beni di cui le comunità rurali necessitano, e, dall'altra parte, radicato in strutture agrarie ridotte ad un chiuso sistema di autoconsumi e soffocate, quasi, nelle loro possibilità di evoluzione economica da condizioni geografiche e ambientali fra le più osticl1e e le più difficili. Le migrazioni, - anche se spontanee e disordinate, - l'esodo rurale e l'aumento dell'urbanesimo, la mobilità territoriale che è andata di pari passo con quella professionale hanno prodotto nel Sud il rallentamento della pressio-ne demografica ed hanno - tutti insieme - costituit~ -la valida premessa per la realizzazione di un tasso crescente di accumulazione e di sviluppo. L'esempio del Sud, sintetizzato al massimo per ragioni di economia di spazio e di mate-ria, serve a dimo~ strarci più palesemente, in una dimensione macroscopica~ la trasformazione in atto della nostra società,_ anche se ciò. è stato pagato - e ancora continua ad essere quotidianamente pagato - da parte delle . popolazioni meridionali con assai gravi ·sacrifizi, rinuncie, -privazioni, difficoltà di ambientamento, lontananze familiari, perdite di valori umani, morali, culturali e psicologici a carico esclusivo dei singoli individui, uno per uno. Questo rapido passaggio della popolazione italiana da un regime di sussistenza ad un regime capitalistico, o neo-capitalistico, e la sua marcia già iniziata verso un probabilmente prossimo stadio di « società opulenta » ci riporta al discorso da fare sul collocamento della manodopera, il quale ultimo deve anch'esso adeguarsi alle insorgenti- nuove esigenze del « fattore umano » e di quello • econonnco. Abbiamo già detto in un nostro precedente articolo, den~nziante l'attuale crisi della disciplina del collocamento, che no,n pretendiamo certo di esaurire l'argomento di una riforma profonda di questa disciplin~, poiché essa deve essere frutto di meditato studio da parte di una nutrita e selezionata « équipe » di tecnici delle varie materie concorrenti, in cui si possano scambiare le loro opinioni i giuristi e gli economisti, i sociologi e gli urbanisti, i tecnici--- del co_llocamento e 94 Bibliotecaginobianco.
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