Raffaello Franchini del contenuto 'materialistico' e l'indiscriminata esaltazione del metodo scientifico-naturalistico, che è troppo intimamente connesso ai successi sovietici nel campo della scienza applicata per poter essere non dici~•.mo accantonato ma soltanto attenuato .da un filosofo marxista. I timori di Luporini e Badaloni circa la possibile espunzione dalla traqizione di pensiero anche marxista di pensatori come Bruno e Vico, il loro cauto avvici11amento a un positivista in crisi· storicistica come Geymonat, sono un sintomo fin troppo chiaro di codesto dissidio. L'attacco al galileismo dei dellavolpiani non ha altro significato, anche se poi questi ulti1ni, so,prattutto i discep·oli Rossi e Colletti, so·no assai meno del loro maestro preoccupati di attuare una trasvalutazione della dialettica in senso scientifistico e positivistico. Già in un mio libro 14 mi è accaduto di contestare, ai fautori dellavolpiani di una dialettica circolare di pensiero e azione, il precedente crociano del circolo di teoresi e prassi, che, soprattutto a partire dal libro sulla Storia del 1938, rappresenta una conseguente e definitiva rottura con la concezione hegeliana in senso cuspidale della dialettica : qui mi devo limitare a notare come la verità di questo principio, non sappiamo fino a che punto in maniera cosciente, cominci a operare nell'ambito stesso del pensiero marxistico itali'ano. Che se poi un giorno, i teorici del nesso concreto -_astratto - concreto si accorgeranno dell'unica via che la dialettica offre per pensare nella sua_ verità questo rapporto, e cioè la teoria del giudizio co·me giudizio storico, magari chiamandola con altro nome, non saremo certo noi a stupirci e nemmeno a rallegrarci. Nemmeno a rallegrarci perché un riconoscimento di questo genere, se per ipotesi ci si arrivasse da parte dei marxisti, non potrebbe non dipendere da precise necessità o opportunità della lotta politica, non sarebbe se non un ennesimo episodio della loro distorta (essi dicono « capovolta ») concezione della verità. Questo tema è in realtà il vero punctum dolens di tutta la maniera n1arxistica odierna di avvicinarsi alla problematica filosofica, di cui il recente dibattito rappresenta un momento assai indicativo e sintomatico. Partiti infatti da una vecchia quanto giusta esigenza, che· è quella espressa un po' sommariamente in una celebre glossa di Marx a Feuerbach, di trasformare e non più soltanto di conoscere il mondo, essi hanno dimenticato pro·grammaticamente il carattere mediato, cioè _dialettico, di questa esigenza. Facendo uso anche in questo caso del rovesciamento del meto·do hegeliano delle ipostasi, essi hanno fatto tabula rasa di qualsiasi filosofia si proponga di trasformare il mondo in senso / 14 Le origini della dialettica (Napoli, 1961). 92 Bibliotecaginobianco
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