~ Giornale a più voci né nel contesto degli istituti di programmazione nazionale, né ovviamente nel quadro degli istituti regionali ». Non c'è cl1e una soluzione, a giudizio di La Malfa: i11quadrare tempestivamente la Cassa « nella serie di organi e di istituti che devono .servire alla programmazione nazionale», avendo presenti, aggiungiamo noi, quei compiti di cui alla proposta di Massacesi e quello di assistenza alle regioni che sono 1ninoren11i dal punto di vista della capacità di programmazione. A La Malfa, però, non è sfuggito che per far questo è necessaria pregiudizialmente « una graduale e tempestiva trasformazione» della Cassa, « che le permetta di assolvere tutti i vecchi compiti per i quali era stata legislativamente impegnata e nel contempo la renda atta a compiti nuovi », fino ad esaurimento degli uni prima e degli altri poi. Ma in che cosa dovrebbe consistere questa « graduale e tempestiva trasformazione »? Per molti aspetti non lo si può ancora dire percl1é occorrerebbe conoscere, per poterlo dire, tutta « la serie di organi e di istituti che devono servire alla programmazione nazionale » e anche i termini del rapporto che si andrà a stabilire fra amministrazione centrale ed amministrazioni regionali. Sembrerebbe comunque che La Malfa si sia allontanato ormai dalla proposta che aveva formulato alla TV nell'estate del 1961: trasfor1nare la Cassa in modo che possa essere lo strumento permanente e organico della pianificazione ai fini della politica di sviluppo equilibrato dell'eco11omia italiana. Dal discorso di Bari, cioè, sembra do,versi dedurre che La Malfa oggi sia convinto che per la pianificazione occorrono, anche e soprattutto, altri strumenti: nuovi strumenti, e vecchi strumenti rinno,vati nei loro compiti e nel loro inquadramento amministrativo; e altri quadri, nuovi quadri, i migliori che siano disponibili. Si va facendo strada, d'altra parte, l'opinione che la Cassa sia un po' inveccl1iata per poter far fronte ai compiti inerenti alla nuova fase che si annunzia di politica economica; e so·prattutto si va facendo strada l'opinione che la Cassa si sia venuta « meridion.alizzando », per così dire, sempre di più. C'è cl1i rileva che la Cassa non è riuscita a trattenere alcuni dei st1oi migliori fu11zionari, attira ti dall'I talconsul t e altri simili organisrn i. C'è chi fa sovente riferimento all'aria di cose sempre nuove che tira alla Svimez e non circola per i corridoi della Cassa. E c'è pure chi ricorda che il Con, siglio di amministrazione della Cassa, nel quale siedono pure uo1nini valenti,. e alcuni ottimi an1ici (sed magis amica veritas), doveva radunare intorno a un Lielenthal italiano - lo scrivevamo anche noi nel 1950 - un vero e proprio brain trust della politica meridionalista, reclutato nell'area nazionale: ma questo non è stato mai. Inoltre, nei confronti della Cassa così come è diventata, dopo che i maneggi del sottogoverno centrista, inteso nel senso clientelistico della parola, hanno provocato in vari anni un progressivo abbassamento di tono per tutta la sua piramide dirigenziale, molto si è trovato a cl1e dire, in vari ambienti, e non sempre infondatamente, anche per quanto riguarda la sua efficienza. Sono opinioni, impressioni e voci che corrono e che quindi devono essere qui registrate, lasciando libero 55 Bibliotecaginobianco
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