Nord e Sud - anno X - n. 37 - gennaio 1963

' Giuseppe Galasso questa convinzione: l'intervento del Chiaromonte, ad es., e quello di qualche altro esponente meridionale del PCI non sono riusciti a d~re ai temi meridionalistici alcun effettivo rilievo congressuale e il tentativo di inserire nei documenti congressuali accenni particolari al Mezzo,giorno e ai problemi dell'azione comunista nei riguardi di esso è del tutto fallito. Il che non potrebbe accadere, a nostro avviso, se la stessa direzione del PCI non concordasse con. i gruppi co·ntro i quali polemizza « Cronache Meridionali » nella loro valutazione negativa dell'opportunità di insistere sul Mezzogiorno come teatro principale dell'azione comunista in Italia. Tuttavia: il nostro giudizio è errato? Benissimo. Siamo pronti a darne atto a Gerardo Chiaromonte. Ma è necessario che, invece di impartire sommarie e sdegnose condanne, egli ci spieghi dettagliatamente cl1i sono, all'interno del PCI, gli « antimeridionalisti » e qual'è, su questa materia, l'atteggiamento della direzione del partito. La seconda cosa da precisare riguarda quelle che il Chiaromonte chiama le « conclusioni» del nostro articolo e che trova particolarmente « sciocche». In realtà egli scambia per « conclusioni » del nostro articolo un'affermazione particolare, da noi fatta in via ipotetica, a chiarimento, del giudizio che davamo sui meridionalisti del PCI. Le conclusioni del nostro articolo asserivano, infatti, che « tanto le prospettive politiche quanto quelle organizzative del PCI sono oggi nel Mezzogiorno singolarmente chiuse»; e che esse possono riaprirsi per i comunisti nella ·n1aniera più imprevista se questi avranno · l'occasione di sfrutta~e « gli errori e le debolezze che essi potranno riscontrare nell'azione dei loro avversari» ( « Nord e Sud», ottobre 1962, pp. 20-21). Altra questione è invece quella di un eventuale esodo dal PCI di una generazione che noi riteniamo dislocata, per una -tragica congiuntura della vita italiana e meridionale, su posizioni che non possono essere intimamente le sue. È « sciocco »- chiarire questo mediante l'ipotesi di un partito meridionale d'azione, una volta che si ritenga, come noi riteniamo, impossibile l'eventuale passaggio in massa dei comunisti meridionali in· un altro partito già costituito, per una serie di ragion.i facilmente intuibili? Bene. Chiaromonte lo dimostri; ma prima vada a rileggere, per cortesia, le pagine di Gaetano Salvemini sull'auspicabile conversione dei quadri medi e minori del PCI su posizioni democratiche, nella prefazione agli Scritti sulla questione meridionale editi da Einaudi. E ricordi anche che l'ipotesi era da noi giudicata, nel nostro articolo, priva di ogni prospettiva di attualità, essendo i comunisti meridionali « paralizzati dall'equivoco rivoluzionario del PCI, dalla suggestione di un grande scl1ieramento nazionale e internazionale e ·da una preoccupazione di falsa coerenza » ( « Nord e Sud », ottobre 1962, p. 20). Precisato tutto questo, rimangono aperte le questioni da noi proposte 11ell'articolo in discussione. Eccone un sintetico elenco (ed è su questa serie di punti che Chiaromonte dovrebbe pronunzl'arsi, svolgendo articolati discorsi e non pronunziando sommari giudizi). 1) È vero o non è vero che i mutamenti intervenuti durante gli ultimi dieci anni nel mercato del lavoro e nel tenore di vita delle masse meridionali so Bibliotecaginobianco

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