Nord e Sud - anno X - n. 37 - gennaio 1963

~ Giornale a più voci Nazionale Magistrati) alle critiche del Principe, ha spiegato come la motivazione dello sciopero avesse un valore tattico: l'astensione del lavoro· dei pubblici servizi è consentita, infatti, solo quando sia giustificata da rivendicazioni economiche. « I giudici - egli ha aggiunto - non hanno parlato d'altro per non esercitare un'indebita pressione sul potere sovrano del Parlamento ad emettere l'una o l'altra norn1a legislativa ». Il giudice Greco, da parte sua, ha dimostrato come le richieste economiche dell'ANM rispondessero non solo ad esigenze di categoria, ma agli interessi di tutto il paese. Gli ultimi concorsi per uditori hanno rivelato una paurosa « crisi delle vocazioni » e un livello medio scadente, riconosciuto persino in un documento ufficiale dal presidente della commissione esaminatrice. Se nei prossimi anni non si cercherà di reclutare elementi migliori, ha affermato Greco, i danni saranno irreparabili. Ma, tramor1tato il mito del « prestigio» e cessata la tradizionale scelta dei giudici negli ambienti dell'alta borghesia, solo un'adeguata retribuzione, accompagnata dalle altre garanzie costituzio.nali, può indurre i giovani a preferire lo Stato nei confronti dell'industria privata, le aule giudiziarie nei confronti delle grandi aziende. A questa esigenza, ma solo ad essa, il governo ha n1ostrato di voler andare incontro con il progetto di legge approvato il 4 dicembre scorso dalla commissio,ne di Giustizia della Camera. Con le nuove norme, lo stipendio iniziale dell'uditore sale a 2.760.000 a11nue e raggiunge largamente il livello delle retribuzioni industriali. L'altro punto di estrema importanza sostenuto dai magistrati non è accolto dalla legge: aboliti i concorsi per titoli, resta in piedi il sistema delle proIT-ozioni per esami. Non è quello che chiedeva la magistratura italiana, né quanto risulta fissato dalla Costituzione. Eppure le aspettative dei giudici erano state più volte cl1iarite. Anche nella risoluzione approvata dal direttivo dell'Associazione per proclamare lo sciopero erano indicati due punti essenziali: l'abolizione del sistema delle promozioni e la riforma di ttn ordinamento giudiziario, approvato nel 1941, in piena dittatura fascista. A queste richieste, però, né il ministro della Giustizia, né il governo hanno fornito una risposta soddisfacente. Ma se i giudici avevano deciso alla fine di novembre di adottare un n1ezzo di pressione come qt1ello di non tenere le udienze, è proprio perché la legislatura sta per scadere e si è ancora assai lontani dall'attuare le norme costituzionali. I magistrati sanno di dover lottare anco,ra su due fronti per la loro indipendenza. Abolire i concorsi. significa eliminare il carrierismo e tradurre in pratica l'art. 107 della Costituzione per cui « i magistrati si distinguono tra loro soltanto per diversità di funzioni». Questa è léli prima esigenza a cui ottemperare. Già nell'immediato dopoguerra Piero Calamandrei scriveva: « Il rimedio ideale è qu~llo di 1iconoscere a tutti gli uffici giudiziari pari dignità ed eguale stipendio: in modo che il magistrato, una volta nominato in un ufficio in base a titoli tecnici, vi possa restare per tutta la vita, quamdiu bene gesserit ». E negli anni successivi molti altri studiosi hanno posto l'accento su questo punto. Ma il potere esecutivo è sempre stato sordo a una rivendicazione che, se fosse accolta, lo priverebbe del mezzo più facile 47 Bibliotecaginobianco I

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