\ Giornale a più voci , I ' • I e -superflua imposizione fatta agli astanti di applaudire un delitto che era fatto per spia~ere alla psicologia, prima_ ancora che al sentimento·· dei napoletani. · . Dal punto di vista ·tedesco, dt1nque, non esiste il minimo motivo di fondata irritazione per un film che, dei molti « girati» sull'argomento, .è forse - nella sosta11za - il n1eno faziosamente anti-germanico. Ma anche dal punto di vista delle minoranze consapevolme1'1te antifasciste, le « Quattro giornate » di Loy vanno considerate co,me un vibrante, co,mmosso documento di verità storica. Un ripensamento di quell'episodio ci trova pienamente consenzienti con l'analisi del regista sardo e dei suo1 i sceneggiatori, Pratolini e Bernari in prin1a fila. Indubbiamente, può stringerci il cuore vedere allontanarsi, all'ultima sequenza, le truppe e i carriaggi dell'esercito di Hitler in direzione di Cassi110, di Monte Camino, della linea Gotica, senza che il milione di napoletani faccia nulla per impedire che i carnefici vadano a torturare i fratelli del Centro e del Nord Italia. Può affliggerci il pensiero che, in quelle tragiche giornate, la nostra rivolta avesse un obiettivo. così immediato e « superficiale»: la cacciata del tedesco, pura e semplice, dovunque poi il tedesco dovesse andarsene. Ma le cose procedettero esattamente a questo modo, né era possibile che procedessero in modo diverso. · ~ · . La storia no•n si fa con i buoni se11timenti o con le ipotesi moralistiche. Naturalmente anche a Napoli, tra il 1938 e il 1943, l'opposizione al fascismo e alla' guerra maturò le sue minoranze combattive, i suoi eroi, le sue vittime. Anche nelle « Quattro Giornate» di fine settembre del '43, l'odio consapevole per il mostro nazista infiammò comunisti, azionisti, liberali, cattolici e badogliani, galvanizzando gli sparsi centri della rivolta. Ma, nei suoi tratti essenziali, la rivolta fu la risposta urlata, la vociante maledizione della plebe contro Scl1oll. Il meccanismo dell'odio. scatta di colpo,, senza riflessioni, " senza pr~cedenti ideologici, con la stessa furia che gli scalzi sanfedist.i del 1799 avevano posto contro i giacobini di Championnet. La mino·ranza politicizzata tenta, a posteriori, di inserirsi - come è suo diritto e dovere - ~ell'azione armata, n1a ta1'1to poco ci riesce che Napoli diventerà, pochi mesi dopo l'allontanamento dei tedeschi, la grande riserva della monarchia e del neo-fascismo, i due tronconi del liberalismo· e del comunismo restando ancora per anni separati dal corpo vivo del sottoproletariato e della piccola borghesia cittadini. Il popolo delle Quattro Giornate diventa laurino, invoca il ~e di maggio, minaccia un'insurrezione sanfedista a via Medina e manda in Parlamento i Patrissi, gli Spampanato ·e simili. Ma allora qual'è il valore positivo del film di Loy? Precisamente questo rifiuto di ·una interpretazione partigiana, questa fedeltà ai dati umani del fatto storico. Loy si è avvicinato con amore e senza pregiudizi alla realtà del popolo napoletano, ha saputo leggere nel suo cuore il bene e il male, .. lo ha assolto - direi, con linguaggio evangelico - per aver troppo amato e sofferto. Doveva attribuirgli una maturità ideologica che esso non aveva e in gran parte non ha ancora? e perché? Solo un critico stalinista o fascista 45 Bibliotecaginobianco
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