Nord e Sud - anno X - n. 37 - gennaio 1963

Note della Redazione di San Carlo Borromeo e comnzeniorò il 19 aprile 1944, nella sede del Lyceum, il Gentile, intanto ucciso nell'infuriare della guerra. civile .. È certamente vero che, come nota il Francovich, quell'uccisione fu « ·un avvenimento luttuoso, in se stesso deprecabilissimo », ed è anche vero che il medesimo autore nota come il Garin fosse noto « agli a1nici ed agli alunni per i suoi sentimenti antifascisti» e come egli si limitasse, a quanto gli risulta, ad illustrare· « con parole di cordoglio la figura di Giovanni Gentile studioso e pensatore, senza fare concessione alcuna al suo credo ed alla sua attività politica » (op. cit., p. 189). Ma insomma è pur vero che nell'aprile del 1944 i Federico Chabod, i Galante Garrone, i V aliani, i Ragghianti e tanti altri - dotti e indotti - erano in tutta Italia occupati in ben altre attività che nel favorire, con conferenze sui santi della Controriforma, l'avvicinamento di un relitto del regime ( quale allora era ridotto il Gentile) al cattolicesimo e a certe sue accoglienti e indulgenti propaggini politiche ( op. cit., p. 186 e seg.); ed è pttr vero che è difficile capire con1pron1issioni ed atteggiamenti equivoci dopo 1'8 settembre 1943 ed è difficile credere che in ambienti così impegnati nel _sostegno al f ascisn10 agonizzante co1ne quelli facenti capo a Giovanni Gentile potesse trovare aperta possibilità di agire e parlare chi fosse noto per i suoi sentimenti antifascisti: probabilmente, codesti sentimenti, noti bensì agli amici e agli alunni, lo erano un po' meno al Gentile e ai fascisti gentiliani. Né si può fare a meno di ricordare che, per compromissioni ed atteggiamenti equivoci risalenti addirittura alla vigilia della guerra, altre figure di personalità, successivan1ente distintesi per una vera,nente notoria attività ant i/ ascista, sono state di recente vivamente discusse. Che cosa dedurre da tutto ciò? Crediamo valide e da accogliere, a proposito del rapporto in cui il Garin presenta Croce verso il fascismo e se stesso verso Croce, le osservazioni del nostro Nella Aiello in « Comu11ità » dell'ottobre 1962 ( p. 94): « Ciò che costituisce forse il dato di maggiore interesse in questa Cultura italiana tra 800 e 900 è, in fondo, quello che essa ci dice o ci fa intendere, sui movimenti intin1i che spingono l'autore a muovere guerra ad una tradizione alla quale egli stesso continuamente dichiara di appartenere. Le esplicite ammissioni sulla validità e sulla " incancellabilità" di quello che è stato " l'aspetto più degno della cultura italiana del 900 " e gli scarti di umore · critico che sfociano nella polemica più accesa; il " non possiamo dirci crociani " accanto alla comprensione retrospettiva per le ragioni di quei chierici del crocianesirno che sono stati indotti a '' tradire "; la sostanziale identificazione tra antifascismo e anticrocianesimo e, insieme, il commosso richia1no alla " voce più alta - l'unica voce aperta - che nel ventennio avesse risonato contro il f.ascis1no ": sono questi gli episodi di una ambivalenza di se11timenti che non manca di conferi re vera drammaticità a tante pagine del libro ... In un simile contesto, qualsiasi accento polemico può venire acc;olto, dal lettore, come l'espressione di una priv.ata e sincera testimonianza morale. Quello che riesce più arduo accettare è che su questo difficile terre110 psicologico si costruiscano le irnpalcature per rifare la storia d: Italia ». 42 Bibliotecaginobianco '

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