Note della Redazione Moro e Fanfani All'indomani del Congresso nazionale della De1nocrazia Cristiana una parte della stan1pa democratica italiana (e tra tutti spiccano gli amici de "l'Espresso") si affrettò ad annunciare, com'era giusto, che in quel congresso aveva grandeggiato l'on. Moro; e da questo giudizio trasse la deduzione, assai più discutibile, che ormai la DC aveva un nuovo leader indiscusso e che in conseguenza l'astro dell'on. Fanfani sarebbe declinato inevitabilmente. A tal proposito osservammo su "Nord e Sud" che siffatti commenti e profezie erano almeno precipitosi: innanzi tutto perché nell'azione dell'on. Moro v'era un limite, che l'uo1110 non aveva potuto fino a quel mo1nento evitare, e che non era già quello della sincerità del suo impegno per il centro-sinistra (sincerità della quale non abbiamo mai dubitato), ma l'altro impostogli dalla necessità di agire come ago di equilibrio o se si preferisce come demiurgo tra il gruppo dei dorotei e quello dei f anf aniani, che insieme costituiscono la stragrande maggioranza del partito e che sono divisi tuttavia da contrasti di potere, divergenze di giudizi ed animosità JJersonali. Né si poteva trascurare il fatto che il gruppo che faceva capo all'on. Fanfani aveva ancora una notevole forza nel partito: talché sarebbe stato assurdo per una politica di centro-sinistra prescindere da es.s-o e fingere di dimenticare che proprio tale. gruppo aveva fatto non poco per tenere desta nella DC la prospettiva della svolta politica che si attuò in marzo. Tutte queste considerazioni ~ dicevamo allora - inducono gli osservatori più cauti a ritenere niente affatto necessaria ed inevitabile la frattura tra J\iloro e Fanfani ed a deprecare insieme tutto ciò che potrebbe creare questa frattura, perché entrambi gli uomini erano necessari per la niaturazione e l'approfondimento. della politica di ce-ntro-s inis tra. Da allora ad oggi non ci sembra che sia avvenuto nulla che possa indurre a ritenere superati dalle cose siffatti giudizi. La sinistra democristiana (com'era naturale) e la sinistra democratica laica (e ciò non era affatto naturale) contavano sulla spaccatura del gruppo fanfaniano, che per una parte avrebbe raggiunto Moro e per l'altra le posizioni della" Base": a questo modo il Segretario del_la DC avrebbe avuto un suo personale punto di potere e la sinistra di "Base" si sarebbe rafforzata, facendo il vuoto tra sé e i morotei. Ma questa operazione, ispirata piuttosto all'esprit de géometrie che ad una meditata considerazione delle cose politiche (Pareto avrebbe sdegnosamente ricordato a codesti profeti il suo principio della permanenza degli aggregati!), non è avvenuta. E la sola cosa nuova che si è verificata nella . Democrazia Cristiana dal punto di vista degli equilibri interni è stato l'inizio di una dislocazione del gruppo doroteo a tutto vantaggio dell'on. Moro:· nel . - consiglio nazionale democristiano di novembre, infatti, il gruppo do roteo ha dovuto registrare fl,essioni ed assenze significative, e l'on. Moro ha potuto constatare un rafforzamento delle sue posizioni. Questo fatto, che sarebbe di gran,de momento se lo si potesse considerare stabilmente acquisito, non è per il momento di proporzioni tali da far pensare che il sostanziale equi38 Bibliotecaginobianco
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