Nord e Sud - anno X - n. 37 - gennaio 1963

► . . Note della· Redazione politica cosiffatta deriverebbe, a scaden,za più o n1erio lunga, la balcanizzazione dell'Europa; ma ancora una volta nessuno può negare che sia ·oggi possibile qualcosa del genere o che vi sia qualc_uno che vi pensi seriamente. Si dirà che queste sono ipotesi gravissime e completan1ente assurde, e che, quindi, proprio per tale loro natura, si devono escludere dalla 11ormale previsione. A 11oi, in verità, non se1nbrano tanto assu,rde e tanto irrealizzabili; n1a siamo disposti a concedere il punto. Si può dedU:rre, forse, da ciò che le alternative all'europeismo manchirio affatlo? Certan1-ente no. Alternativa alla politica europeistica può benissimo essere oggi una politica di concerto _degli stati dell'Europa occidentale; o ancora un'allargamento del MEC all'Inghilterra ed agli altri paesi del Nord-Europa, che diluisca la carica unitaria attuale e riduca il Mercato Co1nune ad u11a grande area di libero scambio, assortita, se si vuole, di un organo per1nanente di consultazio11e politica tra i paesi membri, assolutan1e11te privo di poteri autono,ni. Queste so110 ipotesi meno gravi delle precedenti, come ognuno può giudicare da sé, poiché, se non altro, muovono dall'esigenza di tenere- in piedi qualcosa di ciò che si è già costruito· e di creare un- 1ninimo di organismi unitari. Ma tali politiche, anche giudicandole con la maggiore buona volontà di questo mondo, non si possono certo considerare politiche europeistiche; e neppure possono essere rite~te· valide in una prospettiva di avvicinamento -ad ~na costruzione europea unitaria. Sono anch'esse, dunque, alternative alla politica europeistica; e in certo senso sono più rischiose delle precede11ti, proprio perché possono avere l'apparenza di far fare dei passi avanti all'esigenza unitaria, possono, cioè, addor1nentare la vigilanza degli europeisti, dando loro l'illusione che si stia realizzando una sia pur piccola parte del loro programma. · · Alternative alla politica europeistica ve ne sono, dunque; ed anch·e troppe. Ed è, oltre che sbagliato, pericoloso pensare e dire che non ve ne \siano e che le classi dirigenti europee saranno costrette a fare l'Europ 1 a anche loro n1algrado, perché quando si pensano e si dicono cose simili si dà un giudizio paralizzante e fitorviante insie1ne rispetto all'azione che resta da fare. Pur riconoscendo l'enorrne importanza che ha avuto e che può e deve continuare ad avere il Mercato Comune, abbiamo tutti rinunciato da un. pezzo a credere (posto che vi abbiamo mai creduto) che la federazione europea sarebbe stata la conseguenza riecessaria ed inevitabile dell'integrazione economica. Del pari, la sicurezza --che abbiamo che una federazione europea è la sola risposta commisurata ai problemi della· seconda metà del secolo ventesimo, è la sola politica che possa evitare agli europei di prepararsi un più o meno lento suicidio; questa sicurezza non ·deve impedirci di vedere le difficoltà obiettive della situazione e meno ancora deve farci credere che la politica federalistica, essendo la sola politica razionale,· finirà col trionfare necessariamente. Non v'è dubbio che cullandoci in queste illusioni non misureren10 mai i nostri sforzi all'azione che è veran1ente necessaria e finìremo col lasciare libero campo ·pròprio a coloro che intendono preparare un'Europa affatto diversa da qu,ella che noi abbian10 in me:nte. E quando ci accorgeremo di ciò sarà troppo tardi per agire. 37 Bibliotecaginobianco

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