Gian Giacomo Dell'Angelo lire di valore aggiunto, occorrerebbero per soli investimenti aziendali - escluse le infrastrutture e prevedendo un e~odo di oltre un milione di persone - 220 miliardi all'anno: una cifra, cioè, circa doppia di quella che si presun1e o,ggi investita a tali scopi. E poiché si prevede che, nel quadro degli attuali incentivi, solo un quarto di tale cifra risulterebbe coperta dai contribt1ti dello Stato, resterebbero 165 miliardi da coprire con il risparmio agricolo e con altre fonti. 6. Il discorso, così impostato, richiede che si affronti il problema degli strumenti che occorre porre in atto per assicurare a quella parte dell'agricoltura, che ha bisogno di trasformarsi, i necessari; finanzia-- menti nei modi e nei tempi che consentano un'accumulazione di capitali conforme alle esigenze dello sviluppo pro,grammato. Ora, se si valutano s11lla base dei dati riportati i contributi che il credito agrario può garantire a tale scopo, ci si deve rendere conto che esso, a meno di assumere contenuti e significati profondamente diversi da quelli istituzionalmente attribuitigli, non può rinunciare né a contropartite cauzionali di valore reale né ad una regolarità di ritmi nelle erogazioni e nei rientri né a giudizi strettamente ancorati all'esistente struttura dei rapporti di produzione. Esso è, cioè, uno strume11to cui presiedono precise regole che lo inducono a scegliere come preferenziale desti11azione impieghi in situazioni che abbiano già acquisito una autonoma capacità di sviluppo e che sia110, quindi, in grado di offrirgli le necessarie garanzie. Non sono tali né le realtà soggette a profonde ristrutturazioni, né quelle in cui l'impresa vive nei ristretti margini di un reddito di sussistenza, né tanto meno quelle che, immerse in un generale contesto di depressione, tentino, per la prima volta, la difficile via di accomunare i propri sforzi per dar vita ad imprese associate. Da queste realtà, che so110 proprie non solo di molte zone del Mezzogiorno, ma anche di altre contrade italiane, vengono _espressi a ritmo crescente bisogni, che sono quelli della trasformazione irrigua, della ricerca di nuovi indirizzi produttivi, della modifica dei vecchi rapporti di produzione, di un diverso atteggiamento verso i mercati. Si tratta di bisogni cl1e pongono, in gioco la stessa sopravvivenza di molte economie, ma per i quali le strutture proprietarie ed imprenditoriali, che n~ sono investite, sono spesso troppo labili e troppo, esposte alle incertezze e alle discontinuità dell'esercizio agricolo, per affrontarne la soluzione con mezzi non dispo.sti, come quelli creditizi, a correre con loro l'alea del rinnovamento. È questa la vera grande barriera che impedisce al credito di espan30 Bibliotecaginobianco
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