Cronaca Libraria • della ricerca, ma essa è pur sempre indipendente da una determinata classe di oggetti: ove le scienze sperimentali sono determinate dai loro contenuti, la filosofia è la qualificazione dei contenuti, la loro intenzionalità; e mentre le scienze sperimentali si fondano sull'indiscutibilità dei risultati raggiunti, è carattere essenziale della filosofia quello di rimettere in discussione, a rischio anche di doverle sconfessare, le soluzioni proposte e di iniziare eternamente daccapo. Il Franchini insiste a lungo su questo concetto dell'eterno ricominciare della filosofia, dell'impossibilità di definitiva affermazione delle proposizioni filosofiche: « In filosofia - scrive - non c'è alcuna possibilità di ricorrere al controllo dell'esperimento: il singolo non conferma l'uniforme, anzi l'uniforme ha bisogno di sempre nuove individuazioni per sopravvivere. In filosofia la verità non nasce quando l'esperimento conferma la legge, ma al contrario quando l'esperimento non riesce» (p. 47), poiché a questo punto si impone il nuovo e necessario ricominciare. Il Franchini sgombra, pertanto, il campo dall'equivoco, tipico di un Dilthey ad esempio, che la filosofia \ e le scienze abbiano in comune il metodo con diversità di oggetti: tale tesi svuota la filosofia di uno dei suoi contenuti essenziali, che il Franchini individua nella sua drammaticità: « La filosofia ha un'evidente origine passionale, poiché essa nasce dal dramma della vita pratica che cerca giustificazione nella teoria... In questo senso la filosofia si sente patologica di fronte alla serena apatia delle scienze filologiche o sperimentali o esatte... Questo vuol dire che l'oggetto filosofico non solo è ' diverso' dall'oggetto scientifièo per questioni di metodo e di con• tenuto, ma che non è a rigore un oggetto staticamente accettato e ritrovato nel corso di una ricerca, bensì un oggetto proiettato verso il fu turo, un progetto, un impulso conoscitivo .Bibli(?tecaginobianco che si origina dalla vita etica e crea nuova vita etica » (p. 31). All'oggetto della filosofia è pertanto possibile pervenire attraverso una metodologia che tenga in alta considerazione i valori teoretici e morali: il rapporto fra teoresi e prassi assume nella problematica del Franchini un aspetto nuovo in quanto, pur se la filosofia è il pensiero nella sua atti vi tà trascendentale pura, è impossibile mettere in movimento il concetto facendo astrazione dai fatti: « L'oggetto della filosofia è appunto il fatto dialetticamente riferito al concetto, il sillogismo reale, nel quale il movimento deduttivo non ha nulla di assoluto, come una fine che si ricongiunga al principio, nel senso che si deduce perché si è indotto e si induce perché si è dedotto. Induzione e deduzione sono per tal modo la sistole e la diastole della sintesi a priori e dell'universale concreto» (p. 34). Tolta quindi al pensiero la poco felice sorte di essere una specie di « prologo in cielo », il Franchini può individuare l'autentico oggetto della filosofia nel rapporto dialettico fra l 'azione e il pensiero; pertanto « la filosofia se immessa in questo movimento dialettico, evita di trasformarsi nella vivente contraddizione di una scienza che è sempre da costituirsi come assoluto che diventa poi metafisica, ed evita in pari tempo e modo l'impasse di una troppo semplicistica identificazione con la storiografia ut sic, che beninteso non era necessariamente nelle intenzioni di chi per primo la teorizzò in questo modo» (p. 39). Questo nuovo modo di concepire la distin .. zione fra teoresi e prassi di cui è pun· tualizzato il nesso dialettico è il punto, a nostro avviso, più originale dell'opera che stiamo esaminando: il Franchini sviluppa in senso nuovo la crociana dottrina dei distinti, intendendo la distinzione « nell'unità, cioè nel rapporto, nella relazione, fuori della quale la distinzione stessa è impossibile», per cui credere che l'atto del 127
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