Nord e Sud - anno X - n. 37 - gennaio 1963

Cronaca Libraria salvando l'azienda in momenti di gra- . . ve cr1s1. Generazioni che si trasmettevano un unico obbiettivo: ingrandire l'industria, raggiungere la potenza. Ragazzi cresciuti ed educati a quest'unico scopo; non un figlio che abbia tralignato dalla tradizione. Non stupisce, quindi, che, ossessiona ti da tale mania di grandezza, i Krupp compissero ambigue azioni pur di raggiungere il loro scopo, accettando qualsiasi compromesso. Dalla disinvoltura di Alfried Krupp che vendeva contemporaneamente le armi alla Prussia e ai suoi nemici (e quando Bismarck protestò, continuò le forni ture, segnalando, però, le partenze dei convogli al proprio governo affinché potesse intercettarli), alla entusiastica collaborazione di Gustav Krupp per preparare la guerra hitleriana. Gustav Krupp von Bohlen und Halbach era marito di quella Bertha che, all'epoca della prima guerra mondiale, diede il nome al gigantesco cannone che bombardò Parigi. Al termine del conflitto, il tribunale militare francese condannò Gustav a quindici anni di reclusione e decise che la fabbrica d'armi Krupp dovesse scomparire per \ sempre. Ma dopo avere scontato una piccolissima parte della pena, l'industriale uscì dal carcere e poté tornare a dedicarsi alla ricostruzione del suo « impero », camuffato da fabbrica di lucchetti e di scatole per latte condensato. Q-uando Hitler salì al potere, il « re dei cannoni » si presentò a lui e gli annunciò orgogliosamente che la Krupp era pronta a riprendere la produzione delle armi più moderne e terribili: la Krupp diventava il braccio destro del Fuehrer. Ma Gustav von Bohlen und Halbach, ·colto da una specie di demenza senile, non doveva vedere a che punto di rovina, a quali desolazioni la sua ambizione aveva portato l'Europa. Questa visione era riservata al figlio Alfried, che negli anni della guerra era subenBibl"otecaginobianco trato nella direzione generale della Krupp. « Lei ritiene di avere agito bene?», gli è stato chiesto. Certo. Alfried Krupp è sicurissimo, non ha alcun dubbio: « ho agito bene». C'era l'azienda da salvare, gli operai da difendere... A qual prezzo? Prendendo « la via del dovere »; dedicandosi con tutta l'anima alla causa di Hitler, fornendo le più tremende armi all'inumano dittatore senza la minima esitazione, anzi con gran sollecitudine e con il massimo zelo; accapparrandosi e saccheggiando le industrie dei paesi occupati; sfruttando l'opera di migliaia di prigionieri politici dei lager nazisti. Insomma, meritandosi la croce nazista al merito di guerra. Ma i settantamila uo1nini, donne, bambini che in condizioni spaventose, denutriti, sporchi, malati, lavoravano per la Krupp (e molti morirono per sfinimento) sono ormai lontani. E lontani sono il processo di Norimberga, la condanna a dodici anni per crimini di guerra e, soprattutto, l'ordine del 1.,ribunal~ Alleato che le imprese siderurgiche di Krupp dovessero essere confisca te e vendute ad estranei. È vero; Alfried Krqpp aveva accettato questo verdetto, s'era impegnato sull'onore a non tentare di tornare in possesso di quanto gli era stato tolto, ma tutto ciò pare ormai un incubo remoto ed il « re dei cannoni» ha dichiarato che l'impegno gli era stato strappato con la violenza e che non si poteva costringere il libero cittadino di uno Stato sovrano a rinunciare ai diritti garantitigli dal suo paese. Tutto è di nuovo nelle sue mani: della brutta avventura resta solo un « termine ultimo » per la vendita delle imprese siderurgiche, che di anno in anno viene prorogato, fino a quando lo si dimenticherà. Da quando, nel gennaio del '51, Alfried Krupp è uscito dal carcere, si è dedicato totalmente alla ricostruzione delle sue officine. Al di fuori di ogni 125

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==