Cronaca Libraria tentico, nato dal dolore e da una osservazione continua e approfondita della vita di piccoli proprietari, coloni, braccianti, disoccupati, qualche ricco signore, ma soprattutto di queste donne che con la loro partecipazione attiva nello stesso tempo appartata, tessono una ret~ invisibile ma non fragile che · racchiude l'essenza vi tale di quella società. . L. F. CRONACHE Nuro REVELLI: La guerra dei poveri. Einaudi, 1962. Sull'ultimo conflitto mondiale sono state scritte - anche volendo tener presente solo quelle fiorite nell'ambito della pubblicistica italiana - svariate opere, alcune apertamente polemiche, tendenti cioè a mettere in risalto le cause che portarono al disastro finale, a svelare l'insufficienza dei mezzi o magari l'impreparazione dei capi, altre invece di carattere più marcatamente documentaristico, intese a prospettarne singoli episodi, a narrare particolari e personali esperienze: tutte comunque variamente interessanti perché concorrono a gettare luce su un periodo storico che si ammantò dei colori foschi e violenti della tragedia. Di particolare efficacia, in questa letteratura di guerra, sono quelle opere - rientranti nella seconda fattispecie - che si soffermano a raccontare la disfatta dell'armata italiana nella campagna di Russia con il conseguente lungo calvario della ritirata. (E ·per inciso vogliamo qui ricordare, tra gli altri, l'indimenticabile libro di Rigoni Stern: Il sergente nella neve, da poco ristampato da Einaudi). Anche il libro di Nuto Revelli rientra in quel filone della lettera tura documentaristica alla quale or ora abbiamo fatto· cenno. La guerra dei poveri (Ed. Einaudi), oltre ad un lungo capitolo sulla ritirata di Russia, che già aveva visto la luce anni addietro con il titolo di Mai tardi, contiene anche altri diari sulla guerra partigiana, contras122 Bibliotecaginbianco segnati dai seguenti titoli: Guerra partigiana, In Francia con la brigata Carlo Rosselli, Italia: liberazione di Cuneo. La vicenda umana e politica di Nuto Revelli è stata comune a quella di tanti altri giovani che credettero nel fascismo, soggiogati dalla mistica dell'azione,. dal fascino delle grandi parole di cui il fascismo si servì a di- . . . . . ' smisura, magari per . coprire mire piu meschine, da quel pittoresco apparato scenografico che, se alle fantasie giovanili e alle menti dei meno provveduti potevano suggerire. immagini di grandezza, servivano in effetti a nascondere, agli occhi delle masse, il tragico vuoto su cui esso poggiava. E Revelli, trasportato dall'entusiasmo giovanile, quell'entusiasmo abilmente sfruttato dalla macchina propagandistica del regime, si trovò in prima fila nelle adunate oceaniche a gridare « viva il duce, viva la guerra ». Fu insomma uno di quei giovani entusiasti che all'occorrenza sapevano « scattare come una molla ». Ma non dovevano trascorrere molti anni che per Revelli, e per tanti giovani come lui, doveva scoccare « l'ora della verità», durante la quale crollarono miseramente le false .illusioni, le assurde speranze, i sogni impossibili che il fascismo aveva perversamente· alimentato nei loro animi, e dallo scontro violento e tragico con la realtà venne a galla il voi to vero della dittatura fascista e fu chiaro finalmente, anche a coloro che in essa • avevano creduto, che fu una grande truffa, una tragica ventennale arlecchi-
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