Nord e Sud - anno X - n. 37 - gennaio 1963

Cronaca Libraria ' di una famiglia calabrese che vive in un paese di seimila abitanti a una settantina di chilometri da Reggio, nella prima metà del secolo, quançlo ancora non c'era la litoranea, le comunicazioni erano difficili e disagiate e la vita si svolgeva in forme arcaiche. Se si usciva dal mondo antico delle campagne era per trovarsi di fronte alla burocrazia della città, misteriosa e irraggiungibile. Troviamo nel diario gli ingegneri del Genio Civile che vengono per fare un sopraluogo dopo il terremoto del 1908, sopraluogo che si effettuerà a date periodiche per vent'anni, finché non sarà concesso il mutuo, che però non si potrà riscuotere per la mancanza di altre carte. I rapporti con il mondo esterno, alrinfuori della ristretta cerchia della casa, dei coloni, delle vicine, della comare, rendono la madre scontrosa e scontenta. I viaggi a Fiuggi e a Roma non le fanno desiderare che il ritorno, di Roma non vuole vedere nulla, è troppo stanca, e la figlia nei suoi ricordi la rivede con più amore nelle fatiche quotidiane. La troviamo che pulisce il grano, che lega i pomodori, che si dà da fare per 1 'uccisione del maiale, una fatica dopo l'altra, fino a ridursi estenuata, e i suoi desideri e piaceri sono minimi: il dolce chi uso nella sua cassetta, la pasta condita con il sugo di carne, il fresco della sera, la festa del paese vista dal balcone. Un diario senza drammi, ma un'intelaiatura di piccoli fatti che racchiude tutta l'esistenza di questa madre - costretta dopo la morte del marito, proprietario terriero, a prendere decisioni per la campagn·a, per i coloni, per l'avvenire delle figlie, - in un piccolo paese dove la vita prosegue inalterata, punteggiata di nascite, di matrimoni, di morti e dalla festa patronale. Il terremoto del 1908 e la guerra del 1915 sono i soli avvenimenti che scuotono quel modo di vita; la visita di Umberto I lascia i calabresi indifferenti, anche se « i Sindaci vestiti di fracche Bibljotecaginobianco si sono presentati a salutare il Re >>. Il dialogo che avviene con il Re non si discosta dai loro dialoghi quotidiani. Soltanto « le relative mogli dei sindaci vesti te da tolette di lusso, gridavano a voce alta: « Evviva Sua Maestà Re d'Italia ». Il linguaggio è popolare e vivace, quasi fiabesco, e i tempi nei quali si svolgono i fatti potrebbero sembrare tempi da favole, ma chi conosce il Mezzogiorno e la Calabria sa che ancora oggi per le donne dei paesi e della campagna la vita è rimasta simile a quella di Caterina Lentini all'inizio del secolo. Guerre, rivoluzioni, bombe atomiche non sono riuscite a far mutare questo genere di vita. Ma non si pensi ad un linguaggio semplice e povero: qui si spiega tutta la ricca e nervosa capacità espressiva di un dialetto essenziale come il calabrese di Bovalino e dintorni (cioè di un territorio che non a caso, in pochi chilometri quadrati, ha visto n~scere non pochi scrittori, da Alvaro a Mario La Cava, da Seminara a Strati). Nella parte dei « Ritratti » poche frasi concise come epigrafi riescono a presentarci i personaggi più diversi, da « Il carabiniere di carriera a podestà», fino al caro parente: « Mala lingua, scrive an1n1me ». A volte la descrizione degli affanni, delle fatiche, dei mille piccoli fastidi quotidiani della donna di casa - « mia madre è sempre stata una donna di casa pazza di lavoro », seri ve della Procopio il figlio, Mario La Cava _, raggiunge punte che non avevamo mai incontrato finora; il nonsenso di questo minuto lavoro di Sisifo è dato con un ritmo che a voi te sfiora il surrealismo, come in « Cinque ore di visita infernale di quattro ragazzi venuti da Bovalino Superiore per ripartire col treno delle undici per Reggio ». Di fronte ai numerosi tentativi di imitare la forma popolaresca senza tralasciare le ambizioni letterarie, questo è finalmente un libro popolare au121 •

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