Nord e Sud - anno X - n. 37 - gennaio 1963

Cronaca Libraria diviso tra l'individualismo democratico e il gregarismo totali tari o », Senghor passa in rassegna « i contributi negri al mondo del XX secolo » che « si sono estrinsecati nel campo della lettera tura e dell'arte in generale », contributi che si possono sintetizzare in un richiamo della cultura europea alla naturalezza e alla dimensione propria dell'uomo. «L'aiuto negro sarà stato quello di contribuire con altri popoli a rifare l'unità dell'uomo e del mondo: a unire la carne allo spirito, la pietra a Dio. In altri termini, il reale al surreale, allo spirituale per mezzo dell'uomo inteso non come centro, ma come cardine, come ombelico del mondo». Ma la négritude significa anche - e non a caso più di un terzo del volume è dedicato alla dottrina e al programma del Partito della Federazione Africana (il partito di Senghor) - un preciso messaggio politico che « si può riassumere nella formula: cooperazione mediante il dialogo. In Africa è con il dialogo - palabre in Africa Nera, djemaa presso gli Arabo-berberi - che si risolvono tutte le divergenze ». La négritude « non deve respingere gli apporti stranieri, deve soltanto operarvi una scelta ». È la via africana al socialis1no: « Precisiamo, senza tardare oltre, che il ·socialismo si definisce ormai, per noi, come il metodo che n-zette la ricerca e le tecniche - politiche, economiche, sociali, culturali - al servizio della socializzazione panu1nana: della civiltà dell'universale.· E l'umanesimo dei tempi contemporanei». « Il socialismo non regna nel Regno dell'Utopia e della Demagogia. È l'analisi obiettiva della situazione sociale di oggi in un dato paese. È soprattutto la scelta dei mezzi più efficaci per trasformare questa situazione risolvendone le contraddizioni ». « Restare fedeli al socialismo è per noi, di fronte a queste nuove realtà, scegliere metodi nuovi, nuove tecniche e nuovi mezzi; i più moderni, i più perfezionati ». « Mentre il comunista obbedisce rigidamente ai principi che stanno alla base del suo addottrina1nento », la négritude è la scelta di « un fedele discepolo della storia dei problemi e delle realtà del suo popolo e della sua patria », è la scelta di chi « si sente libero di ispirarsi a tutto quanto è sta_to creato dal pensiero umano. Si·. sente libero di costruire e di aggi ungere ancora qualche cosa a questa eredità». G. S. LETTERATURA MARIANNA PROCOPIO: Una donna calabrese. Rebellato, 1962. Alcune pagine del diario di Marianna Procopio erano state pubblicate su « Letterature» su « Il Selvaggio» e sul numero speciale che « Il Ponte » dedicò, nell'ormai lontano 1950, alla Calabrìa. I soli nomi di queste riviste danno già un'idea del lungo e paziente arco di tempo riempito dalle pagine della Procopio, che ·ora l'editore Rebellato ha raccolto, nel « Diario e altri scritti ». 120 Bibliotecaginobianco L'occasione che spinse Marianna Procopio a scrivere fu la morte della madre: « il giorno 20 luglio 1936 alle ore 4,30 di lunedì mattina cessava di vivere la mamma Caterina Lentini»; Così si a.. pre il diario, che prosegue ora a ttraverso il sogno e ora attraverso il ricordo in vari piccoli episodi di vita quotidiana e familiare che ruotano intorno alla forte personalità della madre: Come avviene nei sogni e nei ricordi gli avvénimenti non sono disposti in ordine cronologico; una fitta rete di annotazioni ci fa penetrare nella vita

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