Nord e Sud - anno X - n. 37 - gennaio 1963

; Vittorio de Caprariis mente, i terribili doveri che impone agli Stati Uniti il suo ruolo di suprema potenza mondiale, insieme all'Unione Sovietica. Clinton Rossiter può definirsi un neo-conservatore e J ohn Blum può collocarsi un po' più a destra dei progressisti del buon tempo andato e Richard Hofstadter alla loro sinistra: tutto ciò e le polemiche vivaci eh~ vi sono tra le varie tendenze si scoloriscono, ai nostri occhi, innanzi alla acuta e pensosa coscienza che tutti hanno degli stessi problemi. Ed è appunto questa acuta sensibilità pei problemi del presente e per la loro immensa portata che dà agli studiosi più giovani una sorta d'impazienza per le vecchie fedi ed i vecchi miti, che a tutta prima sconcerta, ma che è, in realtà, espressione di un desiderio di scavare a fondo, di vedere con estrema chiarezza nel passato per meglio intendere l'avvenire. VITTORIO DE CAPRARIIS NorA BIBLIOGRAFICA. È appena necessario avvertire che questi appunti non hanno, e non vogliono avere, alcuna ambizione di completezza; ma. intendono soltanto suggerire qualche lettura ulteriore e particolarmente stimolante. E poiché, com'è ovvio, in questo campo hanno lavorato soprattutto studiosi americani, i lettori mi scuseranno in anticipo se il rinvio a libri ed articoli non americani sarà assai esiguo. Per quegli storici da Bancroft a McMaster, da Parkman ad Adams, a Turnèr, a Parrington, che gli studiosi americani considerano un po' i classici della loro storiografia, si vedano The Marcus W. Jernegan Essays in American Historiography, a cura di W. T. Hutchinson, New York, 19582 • Su Parkman v'è un acuto libro di O. Pease, Francis Parkman's History, New Haven, 1957; su Prescott cfr. V. Gabrieli, 1'Villiam H. Prescott (1796-1859)e la storia come arte, in « Studi Americani »; 1958; su Turner cfr. l'introduzione di M. Calamandrei a La frontiera nella storia americana, Bologna, 1959, e la bibliografia ivi citata; e per H. Adams cfr. W. H. Jordy, Henry Adams: Scientific Historian, New Haven, 1952. Sulla scuola obiettivistica un eccellente primo avviamento è costituito dagli articoli di E. N. Saveth, Scientific History in America: Eclipse of an I dea, in Essay in America.t Historiography: Papers Presented in Honor of Allan Nevins, a cura di D. Sheean e H. C. Syrett, New York, 1960; e di W. Stull Holt, The I dea of Scientific History, in « Journal of the History of ldeas », 1940. Per Becker mi sia consentito di rinviare alla mia introduzione alla raccolta di saggi di Becker stesso, Venezia, 1962; e per Beard ad una mia nota di imminente pubblicazione su questa rivista. Importantissimo il libretto di A. M. Schlesinger seniQr, New Viewpoints in American History, New York, 1953, che dà, in sostanza, il punto di vista della storiografia progressista su tutti i maggiori problemi della storia am~ricana. Un primo bilancio degli studi degli ultimi due decenni si può trovare nei saggi raccolti nel volume Reconstruction in American History, a cura di J. Higham, New York, 1961; e di Higham è da vedere anche il recentissimo articolo Beyond Consensus.· The Iiistorian as Moral Critic, in « American Historical Review », 1962, che, pur avendo un'intonazione prevalentemente teorica, contiene notevoli osservazioni- sulle più recenti tendenze della storiografia amricana. E da questo punto di vista è utile anche A. M. Scott, The Progressive Era in Perspective, in « Journal of Politicis », 1959, dedicato prevalentemente al volume di Hofstadter su The Age of Reform. Un utilissimo ed assai informato bilancio dei risultati e del valore degli studi più recenti sui maggiori problemi della storia americana dall'epoca della guerra di Secessione ad oggi è nei vari saggi pubblicati negli Essays in American Historiography in onore di Nevins, già citati. 114 Bibliotecaginobianco

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