Le tendenze della storiografia americana nel ventesimo secolo luz1one: la History of Politica[ Parties in the Province of Ne1,v York di Carl L. Becker (1909) e The Colonial Merchants and the American Revolutio,i (1917) di Artl1ur M. Scl1lesinger se11ior. In questi studii, mettendo a frutto le ricerche di Beer sull'economia dell'area imperiale inglese a ~ 1nezzo il Settecento, Becker e Schlesinger riuscivano ad andare oltre la rappresentazione tradizionale e convenzionale dell'epoca rivoluzionaria ed a scoprire di qt1ali tensioni sociali fosse stata segnata quella che ai loro predecessori era sembrata una tranquilla evoluzione verso l'indipendenza. La tesi fond.amentale delle due opere fu formulata con cristallina chiarezza da Becker: « il problema fondame11tale dell'epoca rivoluzionaria non fu soltanto quello dell'indipendenza della patria, ma ancl1e l'altro di chi avrebbe governato in patria ». Non dunque una sola, ma due rivoluzioni: l'una per l'indipendenza dall'Inghilterra e l'altra per un regime politico più democratico all'interno: ecco ciò che era avvenuto, a giudizio di Becker e di Schlesinger, nel decennio rivoluzionario. Naturalmente, una siffatta proposizione era sostanziata da a11alisi finissime e a tutt'oggi in buona parte insuperate sui vari gruppi sociali all'interno delle varie province e sui loro contrasti aspri e tuttavia fecondi di n11ova vita politica; e per quanto gli studiosi più recenti, da Rossiter a Morgan, da Brown a Williamson, abbiano tentato di mostrare gli eccessi e gli errori del revisionismo storiografico dei primi due decenni del secolo, sembra difficile accettare come conclusive e definitive le loro critiche. La tesi di Becker e di Schlesinger sul duplice carattere della Rivoluzione americana è valida ancora oggi. Assai più discutibile, invece, se non addirittura quasi inaccettabile · appare il famoso libro di Beard sull'interpretazione economica della Costituzione americana, che pure per trent'anni ha goduto negli Stati Uniti la fama di un classico: qui le critiche degli studiosi più recenti, di Brown, di McDonald, di Benson, come si vedrà più avanti, hanno • colto nel segno e sono riuscite a dimostrare in modo persuasivo non solo l'insufficienza della documentazione e la frettolosità delle conclu-- sioni di quel libro, ma anche come l'eco11omicismo dell'ideologia progressista avesse distratto Beard ed i suoi seguaci dalla comprensione çlel reale processo storico. Di Beard, tuttavia, va ricordato qui come rappresentativo delle tendenze economicistiche della scuola della « new history » non solo il libro sulle origini economiche della democrazia -jeffersoniana, ma anche ed anzi soprattutto il memorabile capitolo sulle cause della guerra di Secessione nell'opera su The Rise of American Civilization. Qui, infatti, la vecchia tesi nordista sulle ragioni della guerra civile veniva per la prima volta abbandonata, e, invece cl1e nel desiderio di abolire la schiavitù dei negri, le ragioni del conflitto 109 Bibliotecaginobianco
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