Nord e Sud - anno IX - n. 36 - dicembre 1962

Recensioni personaggi tramontati senza rimedio, ed ai quali tuttavia il suo animo rimane ancora sentimentalmente legato. Ad un certo punto della narrazione, anzi, è lo stesso A. ad avvertire di essere andato troppo lontano, e allora scrive che « non è il caso di contint1are a intercalare nella biografia di Croce altri pezzi della sua autobiografia»; ma poi non sempre egli riesce a tenere fermo l'impegno preso. In questo senso si deve dire che il Nicolìni è troppo immerso nella materia da lui trattata per aver netto il distacco necessario di chi fa opera dì storiografia. Cosa questa (come l'egregio studioso sa meglio di noi) che non ha nulla a che fare con la pretesa « imparzialità» della storiografia positivistica « imperante ai tempi della sua remota . . g1ov1nezza ». Ma a chiarire quel certo senso di disagio e di angustia che s'insinua a volte nella lettura di questa biografia v'è forse qualcosa di ancor più profondo, vale a dire il peculiare atteggiamento del Nicolini verso il Croce e il suo insegnamento. E infatti l'A. è troppo saggiamente conservatore, troppo vagheggia la saggezza degli « uomini tanto più saggi di noi, quali erano i nostri trisavoli e quartavoli », per avvertire in tutto il suo vigore la drammatica modernità del messaggio crociano. Certamente l'A., con grande finezza psico,logica e letteraria, sa bene mettere a fronte le figure del Croce e del Vico; ma non è priva di significato la confessione che egli stesso ha fatto nel suo « Commiato». Tra il Croce filosofo e studioso di statura mondiale e quell'altro Croce che dall'erudizione locale aveva mosso i primi passi, l'uomo che il Nicolini infatti ha sempre sentito e tuttora sente « più vicino, pit1 amato e n1eglio compreso non è già il primo bensì il secondo». È il Benedictus minor, cioè, i cui lavori piuttosto che rispondere direttamente ad t1na esigenza etico-teoretica sono il frutto - scrive finemente l'A. - « di un biso,gno affettivo e sarei quasi per dire poetico: il bisogno di rivivere con uomini e tra cose che egli particolarmente amava e a cui si sentiva più stretta1nente legato. Rivivere, cioè, con uojmini e tra cose della vecchia Italia e segnatamente di quella che era nei secoli decorsi questa sua e mia Napoli ». Ora, questo bisogno di rivivere tra uomini e cose della vecchia Napoli è pure notoriamente la musa segreta di gran parte della storiografia nicoliniana. Non fa dunque meraviglia se in questa biografia l'A. sia stato tentato di soffermarsi lungamente sulla Napoli erudita e provinciale che fece seguito a quella della generazione dei De Sanctis e degli Spaventa. Di qui però viene anche t1n certo squilibrio dell'opera, la quale si fa più rapida e deludente mano a mano che procede dal primo dopoguerra agli ultimi giorni del Croce: il periodo cioè, a ben guardare, che fu pur quello precipuamente « politico» del filosofo del liberalismo. Ma al Nicolini per questo faceva in fondo difetto il necessario impegno etico-politico, come prova del resto chiaramente la ricostruzione un po' piatta da lui fornita della vita pubblica del Croce, la quale è invece ·una realtà variegata e ricca di chiaroscuri. Entro questi confini l'A., viss11to sempre strettamente legato al Croce da vincoli di intima amicizia, ha potuto compiere una sapiente opera di 97 Bibliotecaginobianco

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