Editoriale sforzo: risulta chiaro dall'editoriale del « Corriere della Sera» dopo il Consiglio nazionale della DC, significativamente intitolato: « La marcia di Fanfani». Questo editoriale cercava di mettere in evidenza non il pericolo che Moro fosse catturato dai « dorotei », ma quello che fosse catturato dai « fanfaniani ». È evidente che questo è un modo sbagliato, e tendenzioso, di porre il problema dei rapporti fra « morotei » e « fanfaniani »: perché è un proble~ia che non si pone in termini di cattura, e nemmeno di pressioni e di infiuenze determinanti degli uni sugli altri, o viceversa; ma si pone in termini di alleanza per una politica iniziata in comune e cl1e deve essere proseguita in comune. Diverso, invece, è il caso dei rapporti fra « dorotei » e « morotei »: non a caso i pri1ni furo110 assenti a San Pellegrino, dove c'erano « morotei » e « fanfaniani »; la verità è che Moro deve farsi seguire dai « dorotei » - e c'è riuscito finora - e questi cerca110 oggi di frenare Moro, per esautorarlo don1ani, quando fossero riusciti ad esautorare Fanfani. È per questo che la destra punta sui « dorotei » e cerca di prestare la sua opera per inserire un cuneo fra Moro e Fanfani. La manovra, fallita oggi, potrebbe riuscire domani, magari dopo le elezioni, o grazie a qualche inte~iperanza socialista, o ancora grazie a una qualche virata di bordo da parte di Saragat. Ecco, infatti, l'altro dei dite punti su cui l'opposizione di destra cerca di far leva: il patriottismo di partito della socialdemocrazia. Anche a questo proposito è significativo un editoriale del « Corriere della Sera», pubblicato alla vigilia del Congresso socialdemocratico e inteso a dimostrare conie e perché l'apertura a sinistra abbia « diminuito il peso e l'infiuenza » di un partito che « ha avuto finora una funzione importante ». Il fatto è che questa « funzione » della socialdemocrazia è oggi tanto più « importa11te » proprio in quanto ha consentito e consente i nuovi sviluppi politici, mentre si sarebbe esaurita qualora non avesse saputo cogliere l'« occasione storica» fornita dalla disponibilità del PSI per una politica che i socialdemocratici avevano sempre auspicato di poter portare avanti. E senza dubbio la stessa unificazione socialista non può essere considerata dal partito socialdemocratico come un suicidio - o una abdicazione, se si preferisce - ma come il conseguimento dell'obiettivo che esso si è proposto fin dal momento in cui è nato. Si è· ritenuto a torto che l'unificazione socialista fosse una condizione dell'apertura a sinistra; intelligentemente Saragat e Nenni hanno invece capito cl1e la strada dell'unificazione, per quanto lunga e impervia si voglia credere che sia, passa necessariamente per l'apertura a sinistra. E questo rimane vero anche se i risultati elettorali dovessero infiiggere all'una o all'altra ala del socialismo 5 Bibliotecaginobianco
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