Giornale a più voci misura in cui, per mezzo di essa, sarebbe possibile « decomprimere» il centro tradizionale. Napoli è una città « monocentrica », ed i quartieri in cui hanno sede le attività direzionali e corr1merciali non sono idonei a seguire gli sviluppi che tali attività potra1mo assumere durante l'ascesa, sia pur assai lenta, dell'economia cittadina. N.é esistono altri quartieri ove ubicare le attività funzionali, se non q11ello di Fuorigrotta verso il quale già da tempo si nota una certa « emigrazione » di uffici ed attività: il Centro Produzione radiotelevisivo, il Politecnico, alcuni istituti della facoltà universitaria di Scienze, l' « Automobil Clt1b ». E il trasferimento dall'isoletta di Nisida dell'Accademia Aeronautica pare possa portare all'utilizzazione come scuole degli edifici lasciati liberi dal Ministero della Difesa. La «marcia verso ovest » della città ha però prodotto, sinora, insediamenti prevalentemente residenziali: questa tendenza non va esasperata, per cui, se il con1plesso della Mostra cedesse posto ad un nuovo centro direzionale (c'è anche da pensare alla sistemazione degli uffici dell'Ente Regione che prima o poi dovrà ben vedere la luce), Napoli avrebbe tutto a guadagnarne. Questo, s'intende, ad una condizione: che la speculazione privata venga rigorosamente esclusa da ogni eventuale iniziativa al riguardo. Il pericolo di una « infiltrazione » esiste ed è anche grave. Nella citata riunione della CISL, il rappresentante del sindacato in seno al Consiglio dell'Ente Mostra accennò alla possibilità da parte del co1nplesso fieristico di smobilizzare tutti i terreni non necessari ai fini istituzionali; retrocedere ai vecchi proprietari ' i residui terreni espropriati a suo tempo; alienare t11tti i terreni per i quali non esistano ostacoli alla vendita, nel quadro, della variante al Piano Regolatore. Il sindacalista avanzava queste propost~ ritenendo, senza dubbio in ottima fede, che con tali operazioni la Mostra avrebbe potuto realizzare somme sufficienti a sanare il suo deficit e a proseguire nelle sue istituzionali attività fieristiche. In tal modo però si infliggerebbe un doppio colpo allo svilt1ppo della città: conservando, da un lato, un complesso privo di intrinseca vitalità; abbandonando, dall'altro, notevoli estensioni di terreno ad attività di edilizia residenziale destinate a svolgersi al di fuori di ogni programma coordinato, dal momento che Napoli è ancora priva di un Piano Regolatore. L'unica soluzione ragionevole è invece quella di conservare della Mostra solo quei settori effettivamente utili a limitate manifestazioni espositive - n1a aventi un pro,prio significato e una propria funzione nel quadro dell'economia napoletana e meridionale - nonché a congressi, attività ricreative o agonistiche, e di destinare le aree superflue alla creazione di un nuovo centro direzionale. Spetterà al Comune prom110,vere questa azione: la legge sulle aree fabbricabili e i fondi della Legge Speciale potrebbero offrirgliene i mezzi. Resta solo da vedere se amministrazioni cittadine come quella democristiana di recente insediata a Palazzo San Giacomo con l'appoggio dei laurini avranno la capacità e la volontà di portare avanti iniziative del genere. ERNESTOMAZZETTI 65 Bibliotecaginobianco
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