Nord e Sud - anno IX - n. 36 - dicembre 1962

• Pino Crea ponga ostacoli ai lavori del Consiglio comunale. In città come Milano, Roma, Torino, Napoli, trovare dei gruppi politici periferici, o gruppi economici, capaci di organizzare artificiosamente delle elezioni in delimitati quartieri, è molto facile. Non si può dire certo che in tal modo i cittadini, che hanno ·più bisogno del contatto con l'amministrazione, trovino esaudito il loro desiderio. La suddivisione medesima del bilancio può indt1rre gli Assessori a scelte non unitarie, ma settoriali, per futili motivi politici ed elettorali. A che scopo sottoporre l'unicità del bilancio comunale a tale prova dell'interesse settoriale, quando oggi le scelte devono essere fatte con criteri non particolaristici ma sempre pii1 inter-comunali al fine dello sviluppo armonico dell'area metropolitana? Non ci sembra poi che dare al Consiglio Comunale la potestà di controllo sulle deliberazioni dei Consigli decentrati, sia giuridicamente positivo. Il Consiglio Comunale è un organo, che va sollevato da molte incombenze, perché non ha materialmente il tempo per poter compiere delle consapevoli scelte; inoltre esso è un organo prettamente politico, che risponde ad una logica politica di maggioranza e minoranze; 110n certo idonea ai fini di un'analisi giurisdizionale su una delibera. Volere che un organo, così numeroso (80 o 90 consiglieri), e così pieno di incombenze, possa sedere, e spesso, nella veste di organo di tutela, questo è un. controsenso senza precedenti. Quale autonomia si possa salvaguardare alla base del giudizio che l'organo deve trarre, quando i termini politici ed elettoralistici dominano in tale organo, questo è certamente un motivo di preoccupazione. Rilievi di ordine politico e giuridico ci spingo,no quindi a non accettare la proposta che è stata avanzata. I partiti sono oggi sottoposti anche a livello locale ad una crisi di osmosi clientelare, per cui un indirizzo unitario spesso si frantuma in un mosaico di posizioni. Nella misura in cui si strutturano degli istituti che possono mettere in disaccordo due organi collegiali politici, anche se di una medesima maggioranza, bisogna pensare ai possibili danni, e a come attenuarli, tenendo conto della realtà dei partiti suddetti, affinché, invece di recare un aiuto all'avvicinamento dell'amministrazio11e pubblica al cittadino, non si creino i mezzi per future corruzioni, e per ·contrasti che rallenteranno dopo la soluzione dei problemi delle città. Un rilievo giuridico da farsi è anche questo: p·oiché il Consiglio decentrato trae i suoi poteri e la sua composizione da fonti originarie (esistendo anche la suddivisione delle circoscrizioni interne al territorio comunale, insieme all'altro elemento di completa autonomia entro il quadro di organi e istituti propri) nel caso in cui ·nascano attriti tra organi centrali della città e quelli locali, questi ultimi hanno la possibilità di richiamarsi al loro potere avente fonte originaria per difendere e portare a un limite di rottura il contrasto con i poteri degli organi centrali. Oggi i Comuni non hanno bisogno di lotte tra periferia e centro, né di elementi che possano diminuire le forze che invece devono armonicamente e in forma decentrata cooperare; sostanziato da tale principio e fini, deve essere visto il decentramento da attuare. PINO CREA 56 Bibliotecaginobianco

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