Nord e Sud - anno IX - n. 36 - dicembre 1962

Giornale a più voci V'è poi un progetto di legge, presentato da alcuni onorevoli alla Camera il 1 novembre del 1961, che chiede, per le città di Milano, Roma, Napoli, Genova, Torino, Venezia, Bologna, e solo per queste, un largo decentramento istituzionale. Le norme proposte toccano tutti i punti dell'amministrazione comunale: il territorio della circoscrizione, che verrebbe diviso in altre circoscrizioni interne; gli organi comunali, con la creazione di organi collegiali ed individuali, deliberativi ed esecutivi; le attribuzioni, che verrebbero divise tra gli organi comunali centrali e periferici. II progetto in tal modo si presenta veramente rivoluzionario, sia nei suoi aspetti giuridici, che in quelli politici. Si è detto sopra cl1e oggi si riconosce irreversibile la 11ecessità di avvicinare l'amministrazione all'amministrato; però, nel fare ciò, non si deve procedere co·n mezzi oggi inadeguati, lontani e al di fuori delle reali necessità. Non tenendo conto della vera realtà amministrativa, n1a volendo solo teoricamente apportare delle soluzion~, può accadere che, i11vece di promuovere una maggiore e più larga democrazia, si creino maggiori difficoltà di quelle che oggi derivano dalla macchina amministrativa comunale. Questo progetto, infatti, nei fini in sé lodevoli, purtroppo pecca di semplicismo per certi aspetti che noi ora esamineremo,. Per prima co,sa, non vediamo perché, dovendo il Parlamento emanare delle norme su tale materia, si debba limitare l'efficacia di queste a poche città soltanto, ed enumerate. L'art. 2 del progetto parla di un Consiglio, di una Giunta e di un Presidente, che ogni circoscrizione interna alla Circoscrizione amministrativa. comunale dovrebbe avere come suoi organi istituzionali. Il Consiglio dovrebbe essere elettivo, con elezioni di primo grado, regolate secondo le norme vigenti della legge elettorale comunale. La sfera di potestà concessa, a questi organi di decentramento, riguarda: l'assistenza, certificati di stato civile e anagrafico, carte d'identità, pensioni, polizia urbana, scuole, opere pubbliche, tributi diretti, annona e mercati, turismo e sport, giardini. Su queste materie, i Consigli decentrati possono « proporre spese per le singole materie che stiano nei limiti stabiliti per i singoli Consigli circoscrizionali e per i vari settori dal Consiglio comunale ogni anno all'atto dell'approvazione del bilancio di previsione» (art. 3, comma secondo). Le delibere dei Consigli decentrati, prima di divenire esecutive, devono essere sottoposte alla « vigilanza e tutela » del Consiglio comunale, il quale ha un potere di annullamento da esercitare entro 30 giorni dalla presentazione, per motivi di legittimità, mentre, per motivi di merito, può rinviare la deliberazione « perché sia riformata». Con tutto questo certamente l'autonomia concessa ad ogni circoscrizione interna al territorio comunale è massima; ma raggiunge veramente il fine di avvicinare l'amministrazione ai cittadini, e di semplificare il lavoro oggi lento e ingarburgliato della macchina comunale? A nostro avviso, no. Aver voluto richiedere l'elezione di primo grado per i Consigli decentrati, vuol dire, in termini reali, esporre a dissidi e pericoli il lavoro armonico e controllato di tutto il Comune. È facile, in tal modo, con tali strumenti periferici, che un qualsiasi gruppo di pressione, locale o no, si impossessi di un Consiglio decentrato periferico, e per motivi politici frap55 Bibliotecaginobianco

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