Nord e Sud - anno IX - n. 36 - dicembre 1962

Giornale a più voci legislativi preoccupanti; ma i nuovi legislatori, che hanno fattivamente collaborato dopo ai testi unici amministrativi, non hanno fatto altro che rielaborare, senza aggiunte e perfezionamenti, le vecchie norme, non tenendo conto delle sempre nuove esigenze che venivano maturando. Abbiamo oggi in Italia dei nuclei urbani che per il loro peso demografico superano alcuni Stati nuovi africani. Le strutture loro interne, previste dalle norme vigenti, aiutano il caotico e irrazionale sviluppo, rendendo nullo, e vuoto, il rapporto di autogoverno, che dovrebbe avere una sua più schietta attuazione proprio in questi Enti minori; dove quotidianamente, e per infiniti e molteplici suoi bisogni, il cittadino entra in rapporto con l'Amministrazione locale come richiedente, o concedente, un servizio socialmente valutato. Con il pri11cipio della rappresentanza, e del mandato non imperativo, si esaurisce il potere concesso al cittadino, che è, una volta ogni 4 anni, il potere di scegliere, più o meno autonomamente,. fra persone diverse su liste concorrenti. Per tutto l'arco di tempo che trascorre in questi 4 anni, l'amministrato, pur avendo quotidianamente bisogno dell'erogazione di servigi, dal trasporto pubblico e viabilità interna nei vecchi e nuovi quartieri all'alloggio, dalla scuola allo sport, dalla vigilanza al certificato, alimenta in sé una diffidenza verso l'amministrazione locale che lo allontana dalla partecipazione diretta o indiretta alla scelta di strumenti che pur condizionano tutto il tessuto dei nuovi rapporti della vita sociale ed economica. Non operare quelle trasformazioni che il Legislatore sin dal 1865 ha concesso e previsto per i nuclei urbani maggiori, è stato ed è un errore;_ di cui oggi si scontano le conseguenze. Ci riferiamo principalmente alle norme che concedono la divisione della circoscrizione amministrativa in quartieri, e all'istitu~ione degli Aggiunti del Sindaco. Il primo Comune in Italia, che dalla teoria è passato all'attuazione, è stato quello di Bologna, poiché il tasso di incremento demografico è stato così elevato, in questi ultimi lustri, da costringere il potere locale ad apprestare gli strumenti per un armonico sviluppo di tutte le parti della città. Che dire delle necessità odierne di centri urbani sottoposti anche a un accelerato ritmo di sviluppo demografico, come Milano, Torino, Roma, Napoli, Palermo, ecc.? Bologna ha i suoi problemi; ma certamente il milione e mezzo e più di abitanti di Milano, o di Roma, non potranno essere considerati, nei loro rapporti con il potere locale, in modo diverso, o differentemente valutate le loro necessità quotidiane. Si deve quindi provvedere, prima che sia troppo tardi, al decentramento del potere locale, per avvicinare la cosa pubblica all'amministrato in tutte le grandi città. Gli organi deliberanti ed esecutivi, con le branche amministrative, del potere locale oggi soffrono di una tale congestione che fatalmente ne deriva il ritardo con cui vengono presi pro,vvedimenti basilari per la vita della collettività locale. Spesso, nemmeno a una prima informazione delle necessità, gli organi locali possono arrivare con gli strumenti di cui dispongono. Si figuri se si dovesse parlare di decisione e di attuazione! Questo è l'effetto dell'accelerato sviluppo dei nostri maggiori nuclei urbani. 53 Bibliotecaginobianco

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