• Note della Redazione 1nassa cospicua di voti e, cosa ancor più in1portante, è con il loro appoggio che l'attuale aniministrazione democratico-cristiana si regge. Ma l'epoca della loro potenza elettorale e politica nell'ex-capitale del Mezzogiorno appare ormai conclusa, quali che ne possano essere i sussulti e le reviviscenze .ultime. Dalla nave che affonda i topi hanno preso a fuggire numerosi e assai per tempo; ed è proprio questa tendenza) evidentissima anche in personaggi che negli anni scorsi ebbero tra le file monarchiche parti di primo piano, a dare n1eglio d'ogni altra cosa la sensazione di quanto sia avanzato il processo di disfacimento del partito di Lauro a Napoli. Il calar della tela sulla fase 111.onarchicaavrebbe dovuto di per se stesso costituire un episodio liberatore di quelle energie (poche o 1nolte che fossero) che risultavano disponibili a Napoli per avviare una ricostruzione della vita civile comunale su basi nuove, -nel rispetto di esigenze morali e politiche irrinunciabili e sotto la sollecitazione di istanze democratiche, e di problemi di sviluppo della città e della sua area metropolitana, assolutamente urgenti. Oltre tutto, era nella presunzione di svolgimenti di tal fatta che la ca1npagna elettorale ultima fu co1nbattuta. Gli svolgimenti post-elettorali, culminati nella elezione del sindaco Palmieri e di una giunta democristiana appoggiata sotto banco dai n1onarchici, hanno invece largamente deluso le aspettative della vigilia e hanno n1esso in evidenza pesanti, e non facilmente riparabili, responsabilità della D. C., ossia del partito che, per ragion di politica generale e di forza elettorale, più di ogni altro era in debito di dare alla caduta dei 1nonarchici non il significato di una trasformistica operazione di rilevamento della eredità delle amministrazioni susseguitesi negli ultimi dieci anni, ma il significato di un grande fatto nuovo intervenuto a spezzare in modo decisivo la vecchia spirale delle nziserande lotte per il potere proprie a Napoli come a quasi tutti i coniuni del Mezzogiorno. Su queste responsabilità democratico-cristiane è tornata l'agenzia napoletana di stampa «Hermes » - che fa capo a un gruppo di giovani che si qualificano di sinistra e che si distinguono per una certa modernità di linguaggio politico - con una nota del 15 novembre scorso, di cui mette conto riferire i punti principali, perché essi sono una chiara denunzia della situazione reale, al di là dei veli polemici, e dei pretesti tattici e ideologici, della D. C. a Napoli. La nota richiama, innanzitutto, « i criteri per la selezione della classe dirigente » imperanti fra i democratici cristiani napoletani. « Sinora è avvenuto che l'elezione a cariche di qualche responsabilità all'interno della D. C., la promozione delle n1inoranze a ruoli di maggioranza, la formazione delle liste dei candidati alle elezioni amministrative e politiche, la nomina dei dirigenti degli enti cittadini e la enucleazione all'interno di questi dei quadri ad alto livello, siano state condizionate, ed in misura via via crescente, dall'interferenza di alcuni autorevoli personaggi. Questi, in virtù del prestigio acquistato in sedi più importanti ed autorevoli di quelle napoletane, hanno ritenuto di potersi progressivamente atteggiare a supremi moderatori, come garanti non si sa bene di che valori e di quali equilibri, sino a divenire effettivamente « magistrati » supremi della vita napoletana odierna. Napoli è una città sotto questo profilo 44 Bibliotecaginobianco
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