Nord e Sud - anno IX - n. 36 - dicembre 1962

• Note della Redazione la stessa Assemblea Regionale Siciliana, nel clima dell'apertura a sinistra, aveva votato una mozione che auspicava la costituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia. Scavalcato così dall'Assemblea Regionale Siciliana, il Senato faceva precipitosamente macchina indietro · dalle posizioni su cui il sen. Zotta aveva spù1to la maggioranza; la quale, per salvare allneno la faccia, proponeva un nuovo testo, che precisava i compiti della Commissione d'inchiesta: « esaminate la genesi e le caratteristiche del fenomeno della mafia, dovrà proporre le misure necessarie per reprin1erne le manifestazioni ed eliminarne le cause ». Tale testo veniva quindi discusso nell'Aula del Senato il 10 aprile 1962 e approvato con voto unanime il giorno successivo (un anno dopo il parere negativo del sen. Zotta e più di tre anni dopo la presentazione della proposta iniziale da parte dei senatori socialisti). Così la proposta di legge veniva trasniessa alla Camera ed assegnata alla seconda Co1n1nissione (affari della Presidenza del Consiglio, affari interni e di culto, enti pubblici}, dove veniva esaminata nella seduta del 13 giugno: anche qui consenso unanime, « benché non sia uguale in tutti la fiducia nell'efficacia dei risultati dei lavori dell'istituenda Commissione parlanientare d'inchiesta». Così si esprime la relazione della seconda Co1nmissione della Camera, affidata all'on. Veronesi (cfr. Atti parlamentari, Camera dei Deputati, Terza Legislatura - Documenti - Disegni di legge e Relazioni, N. 3756-609 A) e presentata alla Presidenza della Can1era il 31 luglio 1962 ai fini della discussione in Aula. E sembra già, dalle parole che abbiamo citato, di riconoscere una cautela tattica, o per lo meno un rifiesso difensivo, nei confronti di. eventuali risultanze della inchiesta. È un'impressione che risulta confern1ata da altri passi specifici della relazione dell' on. Veronesi e dal suo tono generale. Si veda, per esempio, dove la relazione di maggioranza esorta « a distinguere, anche nelle novità, il buono ed il cattivo, così come si deve insegnare a respingere la suggestione di condannare tutto il vecchio solo perché è vecchio »: ritiene, infatti, l' on. Veronesi che la « nuova società » deve essere edificata « non rinnegando in blocco la vecchia », perché, se così si facesse, « andrebbero perduti anche autentici valori ». Quali valori? L'on. Veronesi non lo dice. Forse i sentimenti famigliari tipici del Mezzogiorno in generale e della Sicilia in particolare? Ma di questi sentimenti famigliari si deve dire proprio ciò che disse Indro Montanelli, alla TV, in un dibattito sul Mezzogiorno di alcuni mesi or sono (suscitando la preoccupazione del rnoderatore Granzotto e scandalizzando qualche suo interlocutore democristiano, cotne l'amico Paolo Vicinelli, l'esperto della Cassa che aveva introdotto il dibattito): che essi vengono chiamati in causa tutte le volte che si vuole giustificare l'evasione dal servizio militare, legittimare il furto, indurre all'omicidio (e aggiunse, liquidando le obiezioni che si volevano opporre alla sua diagnosi, che dopotutto - in base a quei sentimenti familiari che si aveva paura di criticare e ancora più di distruggere, che anzi qualcuno considera « autentici valori » - di Salvatore Giuliano doveva riconoscersi conseguenzialn1(!,nte ... che era- il prototipo del figlio 42 Bibliotecaginobianco

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