Bonifica e riordino fondiario che la superficie nazionale polverizzata e frammentata, cioè piccolissima e composta da fondi divisi in più corpi distinti e distanti, ammo•nta a quasi 4 milioni di ettari, di cui, però, soltanto un milione di ettari con urgente necessità di intervento ordinatorio. Sugli altri 3 milioni di ettari ubicati in montagna e in alta collina è in corso uno spontaneo assestamento strutturale verso la naturale vocazione di quei territori, che no11 è certo quella della piccolissima conduzione contadina. Lo studio dell'INEA mette in evidenza l'aspetto più dram1natico del dissesto fondiario, in Italia e riguarda soprattutto un momento dell'intervento riordinatorio che è la ricomposizione dei corpi dispersi in un solo fondo. Operazione molto importante, che peraltro ha una efficienza tecnica ed eco,nomica in ben precisate circostanze: quando, cioè, il fondo ricomposto e non più disperso abbia una dimensione economicamente sufficiente: altrimenti la validità della ricomposizione è ben modesta o addirittura nulla. Ci si può contentare del puro vantaggio tecnico soltanto in determinate circostanze: così quando si riesca a ridimensionare opportunamente i fondi troppo piccoli o mal tagliati in comprensori irrigui, e simili; ma in tutti gli altri casi la ricomposizione no·n può no•n accompagnarsi alla integrazione territoriale per formare aziende di dimensioni economican1ente valide. Peraltro, nel quadro generale di un programma di riordino, la indicazione dell'INEA, quantunque molto apprezzabile non risulta esauriente. Così, infatti, anche là dove è in corso un assestamento strutturale, il riordino è opportuno e utilissimo; anzi pro·prio in quegli ambienti gli interventi di riordinamento possono stimolare i naturali processi in corso e soprattL1tto orientarli verso le migliori soluzioni . . Né soltanto il riordino può essere reclamato dalla polverizzazione e dalla frammentazione: basti pensare al grosso problema della collina mezzadrile, dove le esigenze di una ristrutturazione fondiaria e organizzativa non sono affatto collegate ad una frantumazione terriera, ma a una crisi di ordinamenti produttivi e contrattuali. È proprio in funzione dello stato di crisi che colpisce in questo periodo tutta la nostra struttura agricola, che il riordino fo·ndiario tro~a la sua più attuale validità e la sua più agevole possibilità di esecuzione. Le preoccupazioni di carattere clientelare, intese a non turbare comunque il pur misero equilibrio delle campagne congestio·nate non hanno più modo di insistere : nessuno può più arrestare il deflusso dei contadini dalle terre più povere, nessuno può più imp,edire il rinnova- ~ mento delle più depresse econo1nie agricole. 37 Bibliotecaginobiarico
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