Nord e Sud - anno IX - n. 36 - dicembre 1962

Daniele Prinzi La situazione si è poi sempre più aggravata in· quanto la proporzione delle piccolissime proprietà fondiarie e delle piccolissime aziende agrarie è andata crescendo negli ultimi decenni. Mentre negli altri Paesi europei si è registrato un progressivo aggiustamento del regime fo1 n- .diario, opportunamente orientato da una consapevole politica economica operante, con la riduzione delle più grandi e delle più piccole proprietà e verso una dimensione medio-piccola ritenuta ovunque preferibile, dai noi l'evoluzione fondiaria ha proceduto per suo conto senza alcun predeterminato obbiettivo a lungo termine, e con un contint10 peggioramento. La bonifica avrebbe dovuto spezzare il latifo11do, secondo le intenzioni del Serpieri, ma non ci riuscì. Le altre iniziative, rivolte a correggere in qualche modo la struttura fondiario-agraria del nostro Paese, hanno avuto ·peraltro carattere episodico, in mancanza di una qualsiasi politica fondiaria, impedita sempre da un tenace immobilismo. Nei primi decenni dell'Unità le leggi speciali regionali si limitarono a spezzonare nel Mezzogiorno alcuni dei peggiori demani comunali, in quote che non st1peravano l'ettaro. Col desiderio di placare le plebi rurali, ma senza tuttavia incidere sulla grossa proprietà privata, la stessa direttiva fu seguita nel primo dopoguerra, affidando all'O.N.C. la quotizzazione di poche 111igliaia di ettari di terre pubbliche in fondi minimi, anche allora dimensionati intorno all'ettaro. I grandi concentramenti fondiari privati furono intaccati per la prima volta nell'Agro Pontino, e poi nella Piana del Volturno e nel Tavoliere di Pt1glia. I tre interventi, che fecero tan.to rumore, interessarono in complesso meno di 90 mila ettari e non più di 5.000 famiglie contadine. Le più grosse iniziative f 011diarie che non hanno avuto carattere isolato e contingente come le altre sono state quella della riforma, che l1a redistribuito in varie zone 800 mila ettari a 80 mila famiglie contadine, e quella delle leggi sulla formazione della piccola proprietà, che l1anno trasferito più di I 1nilione di ettari a più di 600 mila famiglie. Tutte queste iniziative comunque si sono ispirate soprattutto a una immediata esigenza politica: accontentare i contadini che chiedevano terra; e successivamente nel tempo, e subordinatamente nelle intenzioni, ridurre le più grosse co11centrazioni fondiarie. Anche questa conseguenza ha avuto peraltro pii.1 un propellente politico che un convincimento programmatico. Soltanto la riforma fondiaria ha mirato a qualche modifica di base: il movente politico, che ha prevalso, intendeva intaccare con la riforma un sistema sociale, una tessitura di privilegi, un equilibrio 34 Bibliotecaginobianco

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