Nord e Sud - anno IX - n. 36 - dicembre 1962

Roberto Berardi minata dalla sordità della maggioranza parlamentare degli anni cinquanta verso i problemi scolastici, si sono limitati per troppo tempo ad un'azione di piccolo cabotaggio, cercando di strappare ogni s~i . mesi o ogni anno un piccolo aumento, e soprattutto (qui è stato il loro errore più grave) chiedenclo ed ottenendo disposizioni « in deroga» atte a sanare il gravissimo inconvenie11te del bracciantato scolastico, costituito dalle decine di migliaia di professori inchiodati perennemente nella condizione di supplenti. La via regia per risolvere il problema era una sola: allargamento dei ruoli e concorsi normali. Di fronte all'azione ritardatrice del potere politico, che non voleva in sostanza allargare i ruoli, per evitare gli oneri riflessi, i sindacati, anziché puntare i piedi nel superiore interesse del Paese, ripiegarono verso una lenta opera di erosione o di aggiramento, precostituendo, attraverso leggine e decreti e circolari, che avevano lo scopo (umanamente lodevole) di rendere più stabile o meno aleatorio il posto di lavoro, le condizioni per un indiscriminato ingresso in massa nei ruoli, il giorno in cui inevitablmente questi fossero stati adattati alla realtà della scuola nuova. Rt1oli transitori, abilitazioni didattiche, abilitazioni decentrate, stabilizzazione e simili accorgimenti hanno costituito reali conquiste sindacali, ma solo in qiLanto il governo rifiutava di imboccare la via più seria, più giusta, piit rispondente al vantaggio della scuola, dell' allargan1ento tempestivo dei ritoli, dei concorsi tempestivi e regolarmente periodici, dell'adegitamento dei compensi al valore del lavoro e al costo della vita. Ormai si è costituito un precedente, e c'è da paventare che non si vada verso il peggio: già qualcuno propone di rendere « più facili » i concorsi normali, financo dei licei, di alleggerirne i programmi che sarebbero troppo pesanti. È come dire: io, Stato, non vi voglio pagare di più, ma in compenso pretendo di meno; anziché alzare il livello delle retribuzioni, abbasserò il livello dei requisiti che sinora avevo richiesto. Quale industria privata progredirebbe con criteri di questo genere? La medesima situazione ha aggravato il fenomeno delle lezioni private. Ormai, anch_e chi vorrebbe non impartirne, stenta a tenere lontano da sé l'amaro calice, a meno che non sia benestante di per sé, il che è un altro discorso. Aumenta pure il numero di coloro che si dedicano ad una seconda professione (col permesso, per giunta, dello Stato). Se si continua di questo passo, quella dell'insegnante diverrà sempre più una « seconda professione », abbinata ad un'altra, che finirà con l'occupare il primo posto nelle cure e nelle preoccupazioni dell'insegnante. Tutto ciò costituisce un'ulteriore remora ad una riforma profonda del calendario scolastico, c;tie riduca le- eccessive vacanze, e 24 Bibliotecaginobianco

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