Nord e Sud - anno IX - n. 36 - dicembre 1962

r La condizione degli insegnanti medi tezza. Ma non si esce dalla routine, e non si crea un ambiente di fervido spirito creativo, con persone scontente, depresse o deluse. NECESSITÀ DI UNA POLITICA DI LARGO RESPIRO. La crisi degli insegnanti medi in Italia ha dunque cause complesse, economiche e morali, e va risolta con rimedi molteplici, coordinati e contemporanei, che tengano conto di tutti gli aspetti del problema. Innanzi tutto, col programmare. Come si può ragionevolmente prevedere quante aule saranno necessarie nel 1964, 1965, 1966 ecc., così - sia pure con un largo margine di approssimazione - è possibile stabilire sin d'ora quale sarà il fabbisogno d'insegnanti, per le varie materie, fra q11attro, sei, otto, dieci anni. La cosa è tanto più facile in quanto lo Stato è, in pratica, l'unico datore di lavoro in questo settore, e lo sarà sempre di più in futuro; gli incombe quindi il dovere morale di informare coloro che si accingono ad iscriversi ad una facoltà universitaria che prepara gl'insegnanti, su quale sarà probabilmente il mercato del lavoro negli anni in cui essi conseguiranno la laurea. Se11za rico·rrere a « numeri chiusi», o ad altri provvedimenti del genere, una diffusa conoscenza dei dati di fatto presenti e delle ragionevoli prospettive del futuro sarà sufficiente ad evitare, da un lato, un sovraffollamento in certe facoltà, dall'altro, un'infondata sfiducia nella possibilità di certe altre a fornire lavoro. Comunque, se i dati della programmazione saranno largamente resi noti, chi imboccherà una strada lo farà con piena responsabilità. Ma, contemporanean1ente ai dati sulla futura disponibilità di cattedre, occorre si illuminino i possibili futuri docenti sui vantaggi offerti dalla carriera: vantaggi giuridici, morali, economici. E quindi bisognerà decidersi a porre il livello degli stipendi non troppo lontano da quelli che un laureato di normale capacità può ragionevolmente e . facilmente ottenere dal settore privato, dell'ind11stria o delle attività terziarie. Questo è un argomento cl1e non incontra troppo favore né negli ambienti politici che detengono la direzione dello Stato, né - siamo sinceri - nella stessa opinione pubblica. La quale, ad ogni agitazio,ne sindacale degli insegnanti, rinfaccia loro, sottovoce o no, le poche ore settimanali di lezione, le molte vacanze, le lezioni private date a caro prezzo. La poca simpatia di cui il ceto dei professori gode presso l'opinione pubblica ha molte_ cause, oggettive e soggettive. In parte la responsabilità ricade sugli stessi insegnanti considerati come ceto. Dopo la guerra, infatti, i sindacati dei professori, trovandosi di fronte ad una situazione obbiettivamente sfavorevole, in primo luogo deter23 Bibliotecaginobianco

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