Nord e Sud - anno IX - n. 36 - dicembre 1962

La Redazione ricatto per altri negoziati; mostrare tutta la potenzà sovietica nell'emisfero an1ericano) giustificava un rischio che si valutava assai minore di quanto 110n fosse i11realtà. Se la nostra analisi è esatta bisogna dedurre che la crisi dello ·scorso ottobre ha restaurato pienamente la credibilità della rappresaglia nucleare americana: e questa è un fatto che va ben al di là del caso concreto dei missili sovietici a Cuba. Ciò che a molti europei sfugge ancora è che la pace non è garantita soltanto dal materiale equilibrio di potenza tra Stati Uniti e Unione Sovietica, dal fatto che ognuno dei due interlocutori sa che l'altro possiede la quantità di megatoni sufficiente ad annientarlo. Perché non vi sia una guerra nucleare occorre che a questo pareggio matematico si aggiunga un pareggio psicolo,gico: che, cioè, ognuno degli interlocutori sia convinto che in certe condizioni l'altro è deciso a dar fuoco alle polveri e ad adoperare i suo megatoni. La crisi dello scorso ottobre l1a dimostrato che i sovietici non erano convinti della possibilità di una rappresaglia nucleare americana e che restava un margine per errori assai pericolosi; ed è servita, altresì, a fare acquistare ai sovietici piena consapevolezza della determinazione degli Stati Uniti a difendere con ogni mezzo i loro interessi vitali. Se i dirigenti russi avranno la saggezza e la forza di rinunciare ad ogni velleità di ritorsione in altri settori, gli avvenimenti dell'ultima setti111ana di ottobre avranno contribuito a schiarire ulteriormente le posizioni reciproche degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, e per ciò stesso avranno reso più concreti eventuali negoziati su problemi come quelli di Berlino o del disarmo. E bisogna aggiungere subito che la presa di coscienza da parte di Mosca della credibilità della rappresaglia nucleare americana potrebbe alterare in mo,do 11otevole la versione russa della dottrina della coesistenza. I dirigenti sovietici, in effetti, sapevano benissimo che essi potevano svolgere una politica conforme alla loro versione della coesistenza, ossia una politica mirante ad alterare di continuo lo status quo, solo perché dubitavano della determinazione americana ad intervenire con ogni mezzo: l'erosione ai margini del sistema occidentale, la pressione nei punti di frizione per rovesciare a vantaggio della Russia l'equilibrio delle forze, erano possibili solo se si scontava in principio la transige11za degli Stati Uniti. Venuta meno questa sicurezza, aggiuntasi alla parità aritmetica dei megatoni quella psicologica sull'impiego di essi, diventa sempre più difficile puntare su una politica intraprendente ed attiva, che rischierebbe di produrre proprio quello « scalamento » delle tensioni internazionali a cui si accen11ava al principio. E l'improvvisa e a tutta prima stupefacente risoluzione sovietica di aderire alla richiesta americana di smantellamento 12 Bibliotecaginobianco

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