LETTERE AL DIRETTORE Latino e pregiudizi Gentile Direttore, leggendo l'articolo apparso sulla vostra rivista del mese di Ottobre sotto il titolo « Il pregiudizio del latino» di Carlo Maggi, ho avuto l'impressione che ad avere un pregiudizio sul non latino sia proprio il suddetto autore. Non intendo n1inimamente fare una apologia del latino, - me ne guarderei bene - ma desidero soltanto, e credo che mi sia perdonato l'ardire, fare delle gentili osservazioni all'articolista predetto. Mi sembra di aver capito che l'istruzione moderna deve adeguarsi al ritmo e allo stato della vita contemporanea, la quale esige sempre più una necessaria specializzazione tecnica e scientifica. E su questo siamo d'accordo. Ora in tale visione moderna della società - secondo sempre il nostro autore - la lingua morta quale il latino e la cultura umanistica in genere, non hanno significato ed utilità pratica alcuna. Ma prescindendo dal fatto che la specializzazione tecnica ha bisogno di. un'ampia generale conoscenza di base, che mi pare debba essere necessariamente umanistica, è noto - come personalmente ho avuto anche modo di constatare - che per esen1pio nelle facoltà prettamente tecniche quali ingegneria, fisica, etc., coloro che meglio riescono e con minor fa tica, dopo un breve periodo di orientanzento, sono quegli studenti che hanno avuto una più vasta cultura classica, con1e appunto coloro che provengono dal liceo classico, fondato sul latino e greco, cioè sulle lingue cosidette morte. Inoltre l'utilità e l'efficacia del latino non è immediata ed evidente, e ciò può far pensare alla sua vacuità e inutilità, ma si proietta nel futuro ed in modo direi quasi invisibile, non appariscente, ma senza dubbio proficuo e sostanziale. Il latino non serve certo per mostrarsi forbiti parlatori dal linguaggio irreale, bensì serve, come del resto gli studi classici in genere, a creare una mentalità fertile, elastica, aperta, perspicace, agile e multiforme; capace di visualizzare ogni problema, di vedere ogni questione senza preconcetti o schemi precostituiti, ma con cosciente obiettività e con larga apertura mentale. Contrariamente a ciò che è la chiusa e arida ment.alità di coloro, quali i tecnici commerciali o ragionieri clze dir si voglia, che appunto sono digiuni di nozioni umanistiche. E quanti esempi di tali persone purtroppo incontriamo nelle nostre quotidiane relazioni! Mi sembra infine super-fluo citare esempi di scienziati illustri che hanno fondato la loro specializzazione proprio su di una cultura umanistica. 127 Bibliotecaginobianco.
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