Nord e Sud - anno IX - n. 36 - dicembre 1962

• Sergio Bertelli È pur vero che lo Scoppola ha riconosciuto che « lo schieramento cattolico di fronte alla questione dell'intervento... si presenta vario e complesso »; ma sia lo Scoppola che il Prandi non hanno insistito su questi contrasti, ma hanno voluto piuttosto porre ambedue l'accento sulla « profonda lealtà verso le istituzioni », sulla « docile disponibilità alle - decisioni che saranno prese dal governo» (Scoppola), sulla « preoccupazione comune a tutti i cattolici italiani di dare prova di lealtà patriottica» (Prandi). Benedetto X\l finisce così per essere un isolato, mentre la corrente clerico-moderata, « con logica prosecuzione del suo programma di inserimento costituzionale nello Stato liberale, giunge non solo all'esplicito e continuo appoggio alla politica del governo Salandra prima, ma entra poi a partecipare ai governi Boselli e Orlando con Filippo Meda ... ». Ed è proprio questo inserin1ento che il Prandi condanna: « ... la guerra diede la misura palese dei limiti propri al clericomoderatismo e fece sorgere co11sciamente in pochi, confusamente in molti, l'aspirazione ad un'organizzazione dei cattolici che no,n si limitasse più a difendersi dal potere o ad assecondarlo in subordine, ma mirasse alla presa del potere stesso ... ». Ha dunque avuto ragione Brunello Vigezzi ad accusare lo Scoppola e il Prandi di aver voluto unicamente ricercare, con le loro relazioni, la preistoria del Partito Popolare (anzi, della Democrazia Cristiana),. senza nemmeno preocc11parsi troppo di indagare - come pure sarebbe stato loro co·mpito, in base al tema assegnato dal convegno - sui rapporti tra Benedetto XV e i cattolici italiani. Per parte sua, con un lucido e brillante intervento, il Vigezzi ha fornito rapidamente notizie (di cui parecchie inedite) e suggerito direzioni di indagine assai stimolanti, che ci auguriamo di veder sviluppate negli atti del convegno, ma che certamente ritroveremo nel volume che egli viene da tempo preparando sulla neutralità e l'intervento italiano, per conto dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli. Secondo il Vigezzi esistono due aspetti del problema: il primo riguarda i rapporti tra Benedetto XV e il governo Salandra; l'altro i rapporti tra il pontefice e il n1ovimento cattolico e l'episcopato italiani. Per il primo aspetto del problema, vi è innanzi tutto da porre in rilievo i legami particolari del pontefice col governo Salandra: il direttore del Fondo del Culto, Monto, ad esempio, era stato compagno di scuola del Della Chiesa, ed è il Monti che è incaricato di tenere i rapporti tra il governo italiano e la Curia; il cardinale Gasparri, inoltre., era cugino dell'on. Sili, un ex-deputato che, nel gennaio del 1915, Salandra nomina senatore, e che a sua volta è i11caricato dei contatti tra il governo e la Segreteria di Stato. Ecco due canali abbastanza importanti, che gli 124 Bibliotecaginobianco

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