Nord e Sud - anno IX - n. 36 - dicembre 1962

Il Vaticano e la prima guerra mondiale che il Mosca colga nel seg110 quando osserva che il Sonnino « non arrestò sul nascere quel tentativo soltanto perché temeva le incognite e le complicazioni di una discussione della Questione Romana sul piano internazionale ... i motivi della sua azione, i motivi del rifiuto debbono ritenersi più complessi di quanto no,n appaiano in superficie. Egli aveva piena consapevolezza delle crescenti difficoltà che la difesa ad oltranza del Patto di Londra incontrava dentro e fuori il Paese 15 ; e si deve ritenere che proprio queste difficoltà fossero direttamente alla radice delle categoriche istruzioni inviate ad Imperiali il 3 agosto. Esse gli imponevano di non consentire eccezioni, di non aprire brecce, di difendere il Patto come un blocco solo ... » 16• *** Dal discorso st1i rapporti tra Santa Sede e governo italiano è facile passare all'altra grossa sezione del co,nvegno, cioè all'esame del comportamento dei « cattolici » di fronte alla guerra. Preliminarmente c'è da chiedersi se per questo dovremo accettare la rigida definizione del Prandi, riportata più sopra, o se piuttosto non dovremo contrapporre ad essa la constatazione di Gabriele De Rosa, e cioè che « molte energie cattoliche erano oramai fuori del movimento dei cattolici organizzati, e dall'esterno premevano su di esso nel tentativo di trasformare i cattolici ufficiali in una pura e semplice riserva della borghesia moderata o di quella reazionaria » 17 •. Il De Rosa cita, ad esemplificazione, i vari Meda, Montresor, Bresciani e, in genere, quei « clerico .. moderati » sui quali, soprattutto, si è riversata l'aspra condanna del Prandi e dello Scoppola, che l1anno parlato di « monotonia » della loro politica, sempre uguale, sempre rettilinea, dall'appoggio a Giolitti nel 1904 al patto Gentiloni, all'appoggio a Salandra, come se la situazione fosse sempre e immutabilmente la stessa. stato certo più chiaro e più convincente se avesse fatto notare, piuttosto, che il Vaticano è l'unico Stato che non abbia subìto profondi mutamenti di governo e di indirizzo politico; rivolgimenti che non solo sono stati all'origine della prima pubblicazione di documenti diplomatici che si sia avuta, ancora a guerra in atto, ma anche, più o meno, di tutte le successive pubblicazioni. 15 Si v., tra l'altro, le pagine che a questo problema dedica il VIGEzzi, nell'introduzione alle Conversazioni della guerra del MALAGODcIi,t., I, pp. LX ss.; e si ricordi, soprattutto, la posizione del Bissolati. 16 Meno precisa al riguardo è la comunicazione presentata da D. VENERuso, « I rapporti fra Stato e Chiesa durante la guerra nei giudizi dei maggiori organi della stampa italiana», anche se essa si distingue, tra i numerosi saggi cui ha dato occasione il convegno, per l'ampiezza e l'abbondanza del materiale raccolto. 11 DE RosA, L'Azione C'attolica, cit., II, p. 365. 123 Bibliotecaginobianco

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