• Sergio Bertelli la questione, che essa medesima affermava viva e insoluta » 11; ma il Mosca, ricordando questo passo, fa notare che una simile argomentazione non è affatto decisiva, né a parer nostro - anche se può spieg~re i motivi che spinsero alla forn1ulazione di quell'articolo - giustifica di per sé il drastico e rapido intervento italiano che bloccò, nel luglio_ del '18, la mossa pontificia. Tanto più - e il Mosca lo pone in tt1tto il rilievo necessario - che nel marzo del 1918 vi erano stati dei contatti tra Nitti e il cardinal Gasparri, per tentare di giu11gere ad una composizione (non però ad una pace separata) tra Italia e Austria. Come riconosceva lo stesso ministro del tesoro italiano, in una lettera indirizzata al suo interlocutore, « se la Santa Sede, con la Sua autorità, potesse definire i rapporti fra l'Austria e l'Italia, il primo grande passo verso la pace sarebbe fatto e V. E. avrebbe diritto a tutta la nostra gratitudine» 12 • E, del resto, non abbiamo già avuto modo di vedere, dal documento dato in luce dal Martini e da noi riportato più sopra, che già durante la preparazione diplomatica della nota alle potenze belligeranti la Santa Sede aveva compiuto sondaggi per conoscere il pensiero dell'Austria in fatto di concessioni all'Italia 13? I contatti col governo italiano nel marzo del '18 potevano giustificare il passo diplomatico del lt1glio, perché, come fa notare il Mosca, « l'ammissio11e in via di principio• che la S. ~ede . si facesse tramite tra l'Italia e l'Austria in vista di un regolamento particolare e generale della pace distruggeva per ciò stesso il contenuto dell'art. 15 del Patto di Londra ». Resterebbe dunque da spiegare il perché di questo repentino ostracismo posto dal governo italiano alla richiesta vaticana. E qui bisogna andare per supposizioni, in mancanza di documenti 14, ma ci sembra 11 Cfr. A. SALANDRA, L'intervento, Milano, 1930, p. 206. Lo stesso Salandra, però, non si preoccupava minimamente delle conseguenze che una divulgazione del testo del Patto avrebbe potuto provocare nei rapporti tra l'Italia e il Vaticano, tant'è vero che sin dal 1915 - sia pure per assai diversi e più gravi motivi - egli suggeriva al Sonnino la sua pubblicazione: v. in B. VIGEZZI,/ problemi della neutralità e della guerra nel carteggio Salandra-Sonnino (1914-1917), Milano-RomaNapoli-Città di Castello, 1962 (Bibl. della « Nuova Rivista Storica», n. 27), pp. 45-46. 12 Il testo di questa lettera è in A. MoNTIC0NE, Nitti e la grande guerra (19141918), Milano, 1961, Appendice, p. 396. 13 Non si dimentichi che questa fu una delle mire costanti della diplomazia pontificia, sin da quando si trattava di preservare la neutralità italiana. Cfr. in ALBERTINI, Venti anni cit., III, p. 553. 14 Proprio in margine a questa comunicazione del Mosca, durante il dibattito, è stata sollevata la questione dell'accesso ai documenti vaticani. Un prelato della Segreteria di Stato - di cui ci è sfuggito il nome - ha tentato debolmente di giustificare la chiusura dell'Archivio Segreto al 1848, asserendo che la diplomazia vaticana, per ogni questione, ama rifarsi ab ovo, e ha pertanto bisogno di tenere una massa ingente di documenti a disposizione della Segreteria di Stato. Sarebbe 122 \ \ Bibliotecaginobianco
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