Il Vaticano e la prima guerra mondiale lare di « congiuntura» sfavorevole, di cecità degli uomini, è dunque un eludere il giudizio di merito sull'errore di valutazione compiuto dalla diplomazia vaticana. Il secondo insuccesso sul quale si è discusso altrettanto, a lungo, in sede di convegno, è stato il passo compiuto dalla Santa Sede per una modifica dell'articolo 15 del Patto di Londra. Si è richiamato, per questo, il precedente del 1899, quando il governo italiano condizionò la propria partecipazione al congresso della pace de L'Aja all'esclusione della Santa Sede, nel timore che la presenza di una delegazione vaticana potesse riproporre in campo internazionale la questione romana; ed è molto probabile che proprio questo precedente sia stato all'origine della rinnovata ricl1iesta italiana in tal senso, alla vigilia nel nostro ingresso in guerra a fianco delle potenze dell'Intesa. Ma, a guerra ormai conclusa o quasi, era davvero intenzione del Vaticano, chiedendo la modifica di quell'articolo del Patto, intervenire al congresso della pace per denunciare ancora una volta l'occL1pazione di Roma? Rodolfo Mosca, nella sua comunicazione su « La mancata modifica dell'art. 15 del Patto di Londra nell'estate del 1918 », non lo ha escluso del tutto, ma vi ha posto a fianco, con maggiori argomenti probanti, una ben diversa ipotesi: che il Vaticano intendesse compiere un estremo tentativo per impedire il crollo dell'Austria. È ben vero che Salandra, nelle sue memorie, contribuisce a dar credito alla prima supposizione, domandandosi quale sarebbe stato « il contegno della S. Sede nel futuro congresso se, presente il suo rappresentante, una Potenza straniera avesse sollevata Angelo Tamborra nota: « •.. La dissoluzione dell'Impero asburgico ·_ di una delle forze cioè che, storicamente, aveva rappresentato la difesa e l'affermazione delle posizioni cattoliche nei Balcani - lasciava via libera a nuovi esasperati nazionalismi, a diverse situazioni religiose. Questa dissoluzione dell'Impero, come non era nei piani delle potenze dell'Intesa, e fra l'altro di Sonnino e dello stesso Wilson, almeno sino al luglio del 1918, così era logico che non apparisse nelle prospettive della Sede Apostolica. Sino a quel momento, cioè sino agli anni 1917-18,Benedetto XV e la diplomazia della Santa Sede sembrano ancora fermi ad una sorta di appoggio ad una concezione trialistica, nel senso di assicurare una situazione di parità agli Slavi, essenzialmente cattolici, dell'Austria-Ungheria, nei confronti dell'elemento magiaro ed austro-tedesco. In questo Roma si incontrava del resto con l'orientamento della gerarchia ecclesiastica slovena e croata e centro-europea e degli stessi circoli e partiti cattolici». Tuttavia noi non estenderemmo sino al luglio 1918 l'illusione che dalla guerra l'Austria potesse uscire indenne o quasi. Lo stesso zar aveva accennato apertamente all'eventualità di un suo crollo sin dal 21 novembre 1915 in una conversazione con Paléologue (cfr. VALIANI, op. cit., II, p. 90) e, per suo conto, R. W. Seton-Watson lo aveva ampiamente motivato in un suo scritto apparso nel volume miscellaneo War and Democracy, edito a Londra in quello stesso 1915. 121 Bibliotecaginobiancq
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