• Sergio Bertelli che cotesta Monarchia sarebbe disposta a fare all'Italia; ed inoltre se l'azione della Santa Sede, diretta allo scopo sopra accennato, tornerebbe bene accetta a Sua Maestà l'Imperatore e Re ed al suo Imp.eriale e Reale Governo. L'Augusto Pontefice gradirebbe, me lo ha detto ripetutamente, una sollecita risposta, che lo mettese in grado di far cosa giovevole agli interessi di codesto Impero, che gli stanno tanto a cuore, e garantirebbe, ad ogni modo, la più assoluta riservatezza"». Benedetto XV, dunque, dichiarava apertamente di voler intervenire a salvaguardia degli interessi austriaci - né, sia detto per inciso, comprendiamo la preoccupazio11e eccessiva dimostrata dal Leflon nello smentire questa co11statazione, quasiché essa implicasse una condanna morale dell'azione pontificia, assurda quanto antistorica! Più libero nei suoi giudizi, di quanto non fosse l'imperatore, il papa vedeva con chiarezza il pauroso vuoto di potenza che stava profilandosi al centro dell'Europa con la sconfitta dell'impero austro-ungarico, e intendeva porre un argine saldo contro la piena montante del nazionalismo slavo 3 • Quando ancora l'Italia non era entrata i11 guerra, il 14 luglio 1914, un quotidiano cattolico bresciano, Il Cittadino, aveva scritto parole profetiche al riguardo: « La Russia mira all'unità ortodossa nella varietà nazionalista, ormai incoercibile. E non l1a altro ostacolo, non sente altra forza che la contrasti se no11 il cattolicismo; e in concreto e nella grande politica trova l'Austria, che è ora l'impero che sente unita la sua missione a quella del cattolicismo ... » 4 • Al di là della retorica giornalistica, è certo che tra Kramar e Svatkovskij, nella tarda primavera del '14, era stato abbozzato un programma massimo di azione panslavista, che prevedeva « un'adesione della Boemia 3 Ciò riconosce anche G. DE RosA, L'Azione Cattolica. Storia politica dal 1905 al 1919, II, Bari, 1954, p. 433: « Certo, l'invito del Papa ai capi delle potenze belligeranti di porre fine al conflitto, poiché coincise con un visibile declinare delle sorti degli Imperi centrali, sembrò destinato a favorire i nemici dell'Intesa; e in effetti era in larga parte dettato da preoccupazioni conservatrici verso l'assetto europeo». Per la reazione degli alti comandi italiani alla nota pontificia si v. la vivace descrizione che ne fa il Bissolati a Olindo Malagodi, il 7 settembre 1917: « Io ero al fronte quando venne fuori, e l'impressione fu disastrosa ed il giudizio severissimo fra i generali, molti dei quali sono pure quasi pietisti. II Cadorna, che pure è quasi bigotto, impedì che circolasse, considerandola come una pugnalata nella schiena dell'esercito: sono sue parole. Il generale Petitti, che non è certo un esaltato, inveì addirittura contro il Papa». Cfr. O. MALAGODI, Conversazioni della guerra 1914-1919, a cura di B. Vigezzi, I, Milano-Napoli, 1960, p. 165. 4 Cfr. in DE RosA, L'Azione Cattolica cit., II, pp. 388 e passim. Atteggiamento simile troviamo anche nel periodico cattolico Popolo di Siena, del 28 novembre di quello stesso anno, dove, in polemica coi liberali, si definisce l'Austria « un male necessario; e per lo meno lo sarà ancora fino a che i popoli slavi non siano potuti uscire dalla condizione inferiore di sentimento e di incivilimento in cui si trovano»: cfr. in G. BASSI Brevi note sul movimento cattolico a Siena, in « Civitas », n. 9-10, sett.-ott. 1956, p. 175. 118 Bibliotecaginobianco I \ . I
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