Il Vaticano e la prima guerra mondiale Sede dovesse imporsi una stretta neutralità, « dissipando di volta in volta i sospetti che a tale riguardo dalle diverse parti venivano sollevati »; dovesse resistere alle pressioni dei governi belligeranti, « che prospettando comunanze di ideali e di interessi tra di esse e la S. Sede, cercavano di ottenerne gesti o pronunzie di solidarietà»; dovesse resistere, ancora, « alle pressioni dei cattolici dei differenti paesi (episcopato, correnti di opinione pubblica, personalità, partiti) tendenti a far apparire la S. Sede solidale col proprio paese ». Se queste erano le difficoltà obbiettive che si opponevano all'iniziativa diplo,matica della Santa Sede, non può tuttavia negarsi che il Vaticano, e Benedetto XV, non avessero un lo,ro preciso indirizzo, non intendessero ricercare una soluzione del conflitto che fosse la più vicina alle loro convinzioni e a quelli che ritenevano gli interessi prenunenti della cattolicità. Affermare, come invece ha affermato il Leflon, che il pontefice « fut desservi par la conjoncture et aussi par les hommes... qui méconnurent ses intentions et, aveuglés par un nationalisme hypersensible, misent en doute sa neutralité, sinon sa sincérité et sa bonne f oi » significa non solo scantonare dal terreno che deve essere proprio allo storico, ma negare addirittura ogni iniziativa politica al Vaticano, attribuendogli un generico e quanto mai astratto desiderio pacifista che gli stessi documenti - parzialmente resi noti dalla comunicazione del padre Martini - hanno contraddetto in sede stessa di convegno. Non sarebbe certo occorsa quell'accurata preparazione diplomatica che precedette la pubblicazione della nota dell'agosto del 1917, se davvero tutto avesse dovuto ridursi ad un accorato appello alla pace, sia pure da un pulpito più alto d'ogni altro. Il Martini ha indicato, all'origine dell'iniziativa vaticana, la nota delle Potenze Centrali all'Intesa, del dodici dicembre 1916, e l'appello del presidente americano, del diciotto di quello stesso mese. Questi due atti avrebbero convinto il cardinale Gasparri e lo stesso Benedetto XV che la situazione si presentava propizia ad un intervento della Santa Sede in favore della cessazione del conflitto. Né valse a distoglierli dal loro proposito la comunicazione fatta loro dall'incaricato d'affari del governo di S. M. Brita11nica, nella quale si affermava che « sarebbe stato all'Inghilterra ed alla Francia del tutto sgradito qualsiasi passo della S. Sede per la pace ». Monsignor Martini non dà il rilievo dovuto a questa comunicazione, né si attarda a indagare quali altri motivi spingessero il Vaticano a prendere l'iniziativa, in quel momento e nonostante il parere contrario dell'Intesa. Eppure è certo che proprio dall'individuazio·ne di tutte le con1ponenti che determinarono quel passo diplomatico può 115 ~iblio~ecaginobianco
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