Nord e Sud - anno IX - n. 36 - dicembre 1962

• Sergio Bertelli scopi che taluni dei relatori e degli intervenuti volevano raggiungere, e che sono apparsi al Vigezzi un ridurre « tutta la storia del movimento cattolico, dei cattolici italiani (che sono due cose diverse che andrebbero tenute presenti) alla preistoria del Partito Popolare e soprattutto della Democrazia Cristiana ». Perché la negazio,ne del Prandi, in definitiva, non allarga oltre i confini di un partito - storicamente ben definito - la qualifica di « cattolici », anzi vieppiù precisa l'intransigenza ideologica di quel movimento. Se questa tesi fosse prevalsa tra gli stessi organizzatori del convegno, no1 i avremmo probabilmente avuto una formulazione diversa del tema, mentre la stessa distribuzione delle relazioni ha indicato abbastanza bene come - pur tenendo presente l'obbiettivo indicato dal Vigezzi - si volesse in realtà accentrare l'attenzione soprattutto sull'esame della politica della Santa Sede (e personale del pontefice) di fronte al conflitto, e sui limiti che quest'azione incontrò nel diverso l)Orsi del problema all'interno dei diversi gruppi cattolici e dell'episcopato delle nazioni comunque coinvolte nella guerra. Donde, appunto, le relazioni del Bendiscioli ( « La Santa Sede e la guerra ») e del Leflon ( « L'azione diplomatico-religiosa di Benedetto. XV per la pace » ). Anzi, può ben dirsi che il dibattito abbia ruotato attorno a due punti focali, che sarebbero stati, di per sé soli, materia sufficiente per un convegno: da un canto l'azione politica del Vaticano; dall'altro l'esame del variato comportamento dei raggruppamenti cattolici francesi e belgi (Simon), tedeschi (Lutz), austriaci (Engel-Janosi) e italiani (Scoppola e Prandi). Mario Bendiscioli, monsignor Leflon e il padre Angelo Martini (quest'ultimo in una sua comu11icazione ad hoc) hanno assai a lungo insistito sulla nota di Benedetto XV dell'agosto 1917, che fu senza alcun dubbio l'iniziativa diplomatica di maggior rilievo assunta dal Vaticano nel corso del conflitto; ancl1e se si è voluto sottolineare - al di là e al di sopra dell'azione diplomatica sua -, come la guerra presentasse « per la Santa Sede, pei dirigenti della Chiesa cattolica, un complesso di proble1ni delicati di natura propriamente teologico-morale, di carattere chiesastico - organizzativo, oltre quelli più evidenti politico -- diplomatici ». Non entriamo nel merito del problema della legittimità della guerra, che turbò tante coscienze cattoliche e che finì per riallacciarsi, più o meno direttamente, al tema della guerra giusta pro laris et focis; né affrontiamo l'altro, scottante tema, del mantenimento dell'unità dei cattolici « al di sopra delle fronti di guerra: unità di dottrina, di valutazione etica », problemi, ambedue, sollevati dalla relazione del Bendiscioli,· ma notiamo sub1·to, con lu1· come la Santa , 114 Bibliotecaginobianco I I

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