Nord e Sud - anno IX - n. 36 - dicembre 1962

Crisi internazionale e politica estera tutti dei problemi più urgenti. La coesistenza si configura, quindi, come una tregua concordata sulla base dell'uti possidetis. Ma se questo è vero, appare in tutta chiarezza l'assurdità del ragionamento che gli Stati Uniti e l'Occidente dovrebbero accettare la coesistenza alla frontiera russo-turca e nei Caraibi: i missili sovietici nei Caraibi costituiscono una palese violazione dell'uti possidetis; ·e non si può chiedere che sia accettata in nome della coesistenza una violazione del principio fondamentale della coesistenza! Si dirà che quella che noi abbiamo tracciata non è affatto la dottrina sovietica della coesistenza: ma questa è un'obiezione che non ha senso. Innanzi tutto perché accettare la coesistenza non può in nessun modo equivalere per gli occidentali all'accettazione automatica della concezione sovietica della coesistenza stessa (in tal caso gli occidentali avrebbero già abdicato ad ogni volontà di contrastare pacificamente l'espansione russa); e in secondo luogo perché solo una coesistenza intesa come stallo forzato di tutti può evitare gravi tensioni internazionali. Un altro equivoco dal quale conviene sgombrare il terreno è quello che pure è fiorito su molti giornali europei nel corso della crisi e che leggiamo formulato con molta chiarezza nell'« Espresso»: « Il completo ed improvviso successo americano non elimina i motivi profondi di disapprovazione per quella parte dell'atteggiamento di Kennedy che sembra essere stata dettata solo dai principii della politica di potenza. Il diritto e le legalità internazionali sono certo delle approssimazioni. Ma un paese che si richiama ai valori democratici non può violare tale diritto e tale legalità in maniera aperta, se non vuol far perdere ogni motivo ideale alla sua polemica contro il comunismo e trasformare lo scontro tra i due blocchi in una lotta tra le due concentrazioni di potenze quasi ugualmente autoritarie e brutali ». Va ricordato innanzi tutto che per quel che riguarda l'emisfero americano v'è una legalità internazionale costituita da intese fra tutti gli Stati americani, e che questa legalità è stata violata piuttosto da Cuba che dagli Stati Uniti. Ma anche dato e non concesso che ciò non sia esatto, è valida l'osservazione che abbiamo ricordata? Certo saremo gli ultimi a sostenere che la politica estera è soltanto uno scontro più o meno brutale di potenza ed a pensare che si possano violare con disinvoltura il diritto e la legalità internazionali. E tuttavia non ci sembra che si possa accettare, così come è stato formulato, il ragionamento dell'«Espresso». Non ricorderemo qui che fu proprio in base a ragionamenti di questo genere che le democrazie europee consentirono a Mussolini e ad Hitler di fare negli anni '30 tutto ciò che volevano fare, e che siamo sicuri che i milioni di europei che soffrirono per molti anni l'oppressione nazista 9 BibliotecaGino Bianco

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