Nord e Sud - anno IX - n. 36 - dicembre 1962

Recerisioni Come dicevo, l'analisi di Benson della lotta politica a New York autorizza a concludere solo che gli storici si erano sbagliati nel fare troppo credito alle polemiche dei jacksoniani, e cl1e le linee di divisione tra i partiti non passavano tra progressisti e conservatori, tra aristocratici .e populisti, ma tra due diverse concezioni dell'avvenire del paese. La dottrina dei diritti degli stati era, ad esempio, dei punti fondamentali su cui i due partiti, dell'età di Jackson differivano radicalmente. È lo stesso Benson che afferma esplicitamente (a pag. 57!) che la guerra intorno alla Seconda Banca degli Stati Uniti creò non solo il partito jacksoniano, ma anche quello Whig. E che cos'era quella « guerra della Banca» se non una conseguenza esplicita ed evidente della rigida concezione che i jacksoniani avevano del potere federale e dei suoi limiti assai precisi e, insieme, della loro concezione della so1 vran.ità dei singoli stati? Certo Dorfman e soprattutto Hammond hanno ragione nel ricordare che dietro la lotta co,ntro la Banca federale v'erano anche dei concreti interessi, gli interessi di quanti mal sopportavano la politica deflazio,nistica della Banca e gli inciampi che tale politica finiva col produrre allo sviluppo industriale e mercantile del paese; ed Hofstadter ha potuto trarre le conseguenze dalle analisi di Dorfman ed osservare che l'età di Jackson fu non tanto un periodo di trionfo della democrazia sociale quanto un periodo di libera crescita economica « the age of enterprise ». Resta il fatto, tuttavia, che q11esti interessi e queste impazienze imprenditoriali facevano parte in una certa visione dello· stato feder~le americano e dei suoi diritti e doveri; e che invece la dottrina whig di uno sviluppo economico agevolato dal governo federale (quella che Benson stesso chiama una sintesi di mercantilismo di tipo hamoltiniano e di economia classica smithiana) si scontrava con la teoria di derivazione jeffersoniana della costruzione stretta » della Costituzione. E questo è solo uno• dei problemi a cui bisogna fare riferimento: accanto ad esso v'era, ad esempio, quello della schiavitù, cl1e fu di estrema importanza nel determinare gli schieramenti dei partiti ed all'interno dei partiti stessi. Può darsi che a New York, per il periodo considerato da Benson, il problema fosse irrilevante (ma ne dubito molto). Pure, se così fosse, il caso di New York diverrebbe a sua volta poco rilevante e sarebbe poco adatto a suggerire una nuova concezione dell'età di Jackson, poiché fu proprio il problema della necessità di un co,mpromesso tra stati liberi e stati schiavisti che costrinse J ackson ad accettare come vice-presidente Calho·un; e fu proprio su tale problema che, nella convenzione democratica del 1844, scivolò van Buren e James Polk, che aveva fatto propria la tesi dell'annessione del Texas, sostenuta dagli stati del Sud fu designato candidato democratico alla presidenza. E, se si guarda bene, ancora una volta torna qui al pettine il famoso nodo dell'interpretazione della Costituzione e della dottrina dei diritti degli stati e del rapporto tra il potere federale ed i singoli stati: quello che a prima vista sembra un mero tecnicismo giuridico recava implicito in sé una potenziale soluzione in un senso o in un altro della questione 107 Bibl~otecaginobianco

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