Nord e Sud - anno IX - n. 36 - dicembre 1962

Recensioni spiano di « insuccesso del '45-'47 », e di « quindici anni» - questi ultimi quindici anni - «perduti», per concludere con un paragone tra questi e quelli « sciupati durante il fascismo », ma tutto sommato « non ... altrettanto inutili». Il che può essere vero per lui, ma non certo per tutta una generazione; la quale, comunqt1e, con un tale bilancio fallimentare, non vediamo come potrebbe essere giudicata nel complesso migliore, politicamente, delle precedenti. E così siamo venuti, per naturale continuità di discorso, a La generazio·ne degli anni difficili, che è - co1ne si è accennato - la pubblicazione in volume di una inchiesta condotta negli anni 1959-60 dai giovani della rivista « Paradosso » presso i « quarantenni ». Quattro erano le don1ande a ciascuno rivolte: 1) « il bagaglio di idee con il quale Lei è cresciuto, sino al tempo della guerra; 2) quali reazioni ha provocato la guerra nella Sua formazione, e se essa ha rappresentato il crollo, o una modifica, o una conferma delle Sue idee; 3) quando e perché decise di impegnarsi nella politica attiva, e in base a quali motivazioni contingenti operò la sua scelta; 4) .se è possibile, la scala di valori in cui credeva allora, e la sua storia fino ai giorni nostri ». In altri termini, quei giovani cercano di istituire un paragone tra la loro generazione e quella immediatamente precedente, di ricavarne uno stimolo alle loro idee ed alla loro azione, forse anche di spingere ad un esame di coscienza quella generazione, che oggi è l'intermedia e pertanto « costituisce la vera spina do1 rsale della nazione: sia nella classe dirigente, alle soglie di raggiungere le alte leve del potere politico ed economico; sia nella massa dei cittadini, come padri di famiglie oramai consolidate, come nerbo del lavoro organizzato, come produttori di cultura ». I fini dei promotori dell'inchiesta sono insomma innanzi tutto pratici, e pertanto in una certa misura legittimi. Maggiori perplessità, semmai, suscita, per la sua effettiva rappresentatività, il carattere, necessariamente limitato al vertice, del campione inquisito. Vero è che uno di quei giovani promotori, Ezio Antonini, sembra porre alla base dell'inchiesta pure un interesse storiografico, almeno come secondario (la generazione come criterio di storiografia!); ma riteniamo che egli con quella espressione voglia alludere soltanto ad un'ovvia acquisizione di materiale storicamente interessante. Comunque, l'interesse principale espressamente dichiarato è del genere indicato sopra, e il medesimo Antoni11i lo afferma con nobili parole: « All'esperienza ed alle opinioni dei quarantenni spetta, di solito, l'onore della prima autorevolezza. Premeva a noi, che apparteniamo ad una generazione venuta molto dopo, aprire un dialogo, discutere sui valori in cui questa generazione ha creduto, e che sono in buona parte comuni a noi; prefigurarci in tal modo il volto morale che assumerà il nostro paese nel prossimo futuro, futuro che è insieme nostro e loro, di tutti». Siamo, come si vede, ben lontani dai deliri del « generazionismo » zangrandiano (agli occhi dello stesso Zangrandi, però, valido - o almeno così speriamo - solo per la nostra generazione: giacché essa 101 Bibliotecaginobianco

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