Recensioni La generazione difficile e i suoi maestri Il lungo viaggio attraverso il fascismo, di Ruggiero Zangrandi (Feltrinelli, 1962) e La generazione degli anni difficili (Laterza, 1962) sono due libri già abbondantemente recensiti: inoltre il primo ha incontrato largo favore nel pubblico, anzi dicono che sia addirittura un « best-seller ». Avvertire il bisogno di dire ancora qualcosa su di essi può parere in contrasto col giudizio, nel complesso sfavorevole sul « Lungo viaggio» e non privo di riserve sul secondo, che ci avverrà di dare. Ma in effetto le nostre vogliono essere osservazioni più su quello che i due libri hanno suggerito agli altri che su quanto direttamente significano. C'è poi la scottante « attualità» della materia trattata: che se Il lungo viaggio attraverso il fascis1no intende portare, come dice il sotto titolo, « un contributo alla storia di una generazione», che è per avventura la nostra, La generazione degli anni difficili è addirittura un'inchiesta su di essa, costituita dalle risposte, o confessioni, di qualificati suoi esponenti. La principale ragione della scontentezza che la lettura di queste pagine ha prodotto in noi, giova dirlo subito, è che esse sono pervase da un singolare sentimento che un giornalista arguto - se pure a proposito di altri - ha chiamato « patriottismo di generazione ». Questa nuova sorta di « idolo » appare nella Generazione degli anni difficili in una duplice veste, o per meglio dire in una doppia serie di soggetti: i « quarantenni» e i giovani promotori dell'incl1iesta stessa. Ma vi è ben più giustificata e ben meno greve che nel libro dello Zangrandi. Nel Lungo viaggio, infatti, lo Zangrandi ripubblica l'ampio racconto di una sua personale esperienza del fascismo. Il racconto è senza dubbio sincero, e l'esperienza non priva di serietà: tanto è vero che sfociò, come doveva, nel tempestivo rigetto di ogni precedente adesione al sistema fascistico. Ora, nel '47, quando per la prima volta fu p-ubblicata, la storia dello Zangrandi era certo più attuale. Ma perché egli la ristampa ora? È che egli sente affine alla sua l'esperienza « di molti altri»; quella che egli narra, gli appare « una storia italiana del tempo fascista, una delle più tipiche, semmai, tra le tante che si sono verificate (sic!) e cl1e, attraverso esperienze analoghe, sboccarono nell'antifascismo consapevole, un po' prima o un po' dopo». Ma è veramente questa sua una «storia» esemplare? Ci sia lecito, in tutta schiettezza, confessare che essa è riuscita ad interessarci solo parzialmente; il che, certo, avrebbe importanza assai trascurabile, se non fossimo, giova ripeterlo, noi stessi di quella generazione. Assai più notevoli ci sembrano le larghe appendici ora aggiunte, ed anche assai più pertinenti alla dimostrazione dell'assunto del libro: che non è tanto « che cosa è stato veramente il fascismo », quanto piuttosto « come in esso si siano collocate - e abbiamo avute diverse responsabilità - le tre generazioni che, grosso modo, vi furono coinvolte: quella degli anziani, che gli diedero vita; quella degli adulti, che lo accettarono con eccessiva acquiescenza; e la nostra, dei giovani d'allora, èhe ne subì le conseguenze più amare». È 99 Bibliotecaginobianco
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