• Umberto Cassinis tecniche, che, a loro volta, creano nuove qualifiche professionali, nuovi mestieri, le più svariate specializzazioni. Sorge quindi il grave dubbio che l'Amministrazione pubblica non p·os.sa, con il personale a sua disposizione, e soprattutto co·n i collocatori comunali, far fronte alle esigenze tecniche della produzione e della moderna industria, la quale ultima, per legge, deve inoltrare ogni sL1a richiesta di manodopera agli uffici regolati dalla legge n. 264. Il dubbio si fa ancora più grave quando si pensi che recentemente è stato istituito un Ruolo di Collocatori comunali, circa novemila in tutta Italia, nelle cui caratteristiche di reclutamento non ci sembra di ravvisare gli elementi tecnici necessari per svolgere la funzione più propria e più intima del collocamento: elementi tecnici, d'altronde, scarsamente reperibili in Italia sotto il profilo umano. A ciò deve aggiungersi che, se il dialogo fra collocatore e datore di lavoro è senz'altro difficile, e addirittura incompre'nsibile, sotto il profilo tecnologico delle qualifiche professionali vecchie e nuove, oggi anche la assunzione dei manovali, che deve essere numerica, e di altri lavoratori per cui non è consentita la richiesta nominativa, richiede da parte dei grandi e medi complessi produttivi particolari metodi di selezione psicotecnica o psicoattitudinale. Il che, imponendo un numeroso concorso di candidati in possesso degli eventuali requisiti e una loro drastica selezione, già di per sé esautora l'imperio della norma e la rigidezza del principio della richiesta numerica. Non si può certo dire, per lo meno per quel che ci consta personalmente, che gli Uffici di collocamento (e per essi gli Uffici del Lavoro) ostacolino i nuovi processi e le esigenze della produzione. Adottano in verità tutti i temperame11ti del caso, si accordano con le ditte, presentano i disoccupati ai vari esami, cercano di adattarsi col buon senso alla nuova realtà. Ciò non toglie, tuttavia, che la crisi sia in atto, che gli stessi uffici lamentino che i datori di lavoro si appiglino ad ogni possibile sotterfugio, ad ogni pretesto pit1 o meno valido, per avanzare massicce richieste non1inative. E ancora, che i passaggi immediati e diretti da una ad altra impresa, consentiti dalla Legge, stanno diventando sempre più numerosi, costituendo un'altra indiretta evasione alle norme sul collocamento. Questi che andiamo rapidamente accennando non sono che gli aspetti macroscopici e pit1 evidenti di una crisi che si approfondirà, man mano che il processo di industrializzazione accelerata si svilupperà a un ritmo crescente. Rimane della norma ormai l'aspetto puramente formale, meramente amministrativo, e cioè a dire· tutta quella parte che concerne 94 I I I Bibliotecaginobianco
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