Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

Argomenti certe ubbie. La fine dello stalinismo non significa soltanto il passaggio a una nuova fase economica, ma pure a una diversa organizzazione dei rapporti fra gli stati socialisti, fra questi e l'occidente. L'URSS e la Cina hanno aperto una grossa diatriba sulla inevitabilità della guerra fra paesi socialisti e paesi capitalisti. Si sa cl1e i cinesi ritengono 1 fatale un conflitto armato. Essi pensano che solo attraverso una guerra « rivoluzionaria, socialista, giusta » potrà sconfiggersi il capitalis1no. Negano pertanto la validità della teoria della competizione e della coesistenza pacifica fra paesi retti a regime socialista e paesi capitalisti. Sulla strada della destalinizzazione Krusciov ha invece preso partito contro l'inevitabilità della guerra. Per questo appare logico il suo avvicinamento a Tito; contemporaneamente si diffondono voci di insofferenza sovietica nei confronti dei cechi i quali manteng~no ancora ottimi rapporti con la Cina e non demordono dalle convinzioni staliniste. Alla Fiera di Brno la Cina era presente, come del resto lo è in tutta la Cecoslovacchia, senza che si trascurino le più inutili cineserie di un commercio capillare, incurante delle grandi distanze. In Jugoslavia, al contrario, la Cina è assente, è una nemica. Alla Fiera inter11azionale di Zagabria un grande padiglione costruito dai cinesi, molti anni fa, è ora in stato di abbandono. Si tratta di una pagoda di pietra bianca; i tetti sono verdi, a piani sovrapposti con i margini all'insù. Quei tetti stanno cedendo sotto il peso delle erbacce che nessuno si è più curato di strappare. La recente visita del presidente sovietico Leonid Brezhnev a Belgrado e l'annuncio di un viaggio di Tito a Mosca hanno reso più violenta la polemica dei giornali di Pechino contro la Jugoslavia e hanno riaperto la « guerra fredda » dei cinesi contro Mosca. L'amicizia o no per la Jugoslavia sta diventando un « test » fra i due contendenti, e così Krusciov accelera il ritmo dei .s. orrisi rivolti a Tito. Gli jugoslavi sono davvero soddisfatti. Un diplomatico montene-- grino, durante la sosta all'aeroporto di Dubrovnik dove si effettua il controllo doganale, mi ha parlato con entusiasmo dell'andamento dei rapporti con l'Unione Sovietica; « Da questa faccenda - egli ha detto -- va tratta una morale molto precisa; e cioè che l'URSS ora ci accetta così come siamo; con la nostra ribellione, il nostro bagaglio di esperienze, la nostra via nazionale al socialismo ». Poi ha soggiunto; « Si è visto che avevamo ragione noi quando nel 1948 siamo usciti dal blocco sovietico e abbiamo condannato lo stalinismo e la teoria dello statoguida. Potrei fare un esempio che voi italiani capirete facilmente. Tito, a suo modo, è stato il nostro Saragat, il quale nel 1947 ruppe il patto 81 Bibliotecaginobian~o

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==